The Project Gutenberg eBook of 8 anime in una bomba: Romanzo esplosivo

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Title: 8 anime in una bomba: Romanzo esplosivo

Author: F. T. Marinetti

Release date: March 1, 2021 [eBook #64661]

Language: Italian

Credits: Barbara Magni and the Online Distributed Proofreading Team at https://www.pgdp.net (This file was produced from images generously made available by the Bibliothèque nationale de France (BnF/Gallica) at http://gallica.bnf.fr)

*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 8 ANIME IN UNA BOMBA: ROMANZO ESPLOSIVO ***

8 ANIME IN UNA BOMBA


F. T. MARINETTI

8
ANIME
in una bomba

ROMANZO ESPLOSIVO

EDIZIONI FUTURISTE
DI “POESIA„
Corso Venezia, 61 — MILANO
1919


PROPRIETÀ LETTERARIA

Stab. Tipografico A. TAVEGGIA — Milano, Via Ospedale, 1



INDICE


[7]

1ª ANIMA

[9]

Il pianoforte di guerra

Sul Piave. Grande cucina affumicata della cascina Olivotto.

Sbrigo la mia corrispondenza erotica stemperando sulla carta un po' di quel crepuscolo rossastro verde-dorato. Brutalmente si spalanca la porta. Il tenente Carnevali entra con la neve, un brontolio di cannonate lontane e il ssss molle del Piave.

— T'invito alla nostra mensa. Pranzo squisito e pianoforte a coda.

Via in carrozzino per le strade sfondate.

— Abbiamo un enorme pianoforte a coda; presumibile che i puntatori austriaci trascurino la nostra casa in rovina.

[10]

Oscillante bianco nero viscido del buio nevoso.

Cortile-pantano. I muli col rancio. Cracziiing draang di casse di cottura. Vocio tanfo fumo acremordente negli occhi in gola. Cactus frenetici della fiammata. Ombre-luci che sbozzano volumi massici di artiglieri. Poi su per la scala di legno fangosa. Piccola camera illuminatissima. Sul muro carte quadrettate, ovali, strisce e zone di sbarramento. Due ufficiali chini sulla tavola centrale. Un gran letto matrimoniale sotto il groviglio dei fili che il telefono da campo modello Siti arteria fuori della casa a tutti i pezzi della batteria.

Esorbitante pasta asciutta sanguigna carne dura e pagnotta abbrustolita. Giù rumore di carri pesanti gridio sforzi nella neve cocciuta.

— Ecco il pianoforte a coda. È arrivata anche la posta. Due lettere per [11] te! 4-5-6-8 per me! Che gioia! Bisogna togliere l'armadio. Presto chiama i giannizzeri.

— Ma come farlo passare dalla porta? È un pianoforte enorme. Entrerà! Sì, sì; fuori l'armadio! Nel corridoio.... Presto, una candela! Ecco, veniamo.... Prendetelo da sotto, sollevatelo. Accidenti! Bisogna togliere le gambe.... Tutti insieme. Attenti! Foorza! Foorza!

Sale asmaticamente l'elefante sonoro. Striiing delle corde patetiche. Attenti alla tastiera!...

Tuuum Pluuum di cannone nell'ovatta.

Driiin. Telefono.

— Pronti! Pronti! Leggi il fonogramma. Da questa sera.... va in vigore il nuovo tiro di sbarramento. Cosa dici? Due granate cadute a due metri dal secondo pezzo. Fa partire subito tre colpi con le nuove granate. [12] Mi raccomando. Nel togliere il cappelletto rosso di stagnola, non strappate il nastro. Tutti i serventi ai pezzi. Puntamento al bersaglio Castello. Alzo 40. Sito 10,00. Correttore 140.... Fra mezz'ora riprenderai per batteria, colpi 10, cadenzati.

La prepotenza smisurata del piano a coda svergina intanto la porta.

— Su, attenti. Fooorza! Non passa, no! Sì! No! Passerà. Abbassatelo. Contro il muro. Alt. Un momento. Chiama il mio attendente. Ghiandusso!.... Inghingoli!.... Via, di corsa. Dirai al Capopezzo che lasci da parte le tre granate che sono in alto nel primo ricovero blindato. Presto. Il telefono non funziona più.

Craaak ZZZAANH TRUUUM.

— Questa è scoppiata molto molto vicino.

— È crollato il fienile.

— Cosa si fa del pianoforte?

[13]

— Bisogna farlo entrare o riportarlo giù.

— Via, Ghiandusso! Scavalcalo.

— Dammi il monofono.... Pronti? Ora si sente.... Cosa? Tirano? Calma. Prudenza! Continuate così.... Ed ora ragazzi, spingiamo dentro il pianoforte Fooorza! Viene. Entra. Attenti. Così. Rimettiamo le gambe. Su, su, per non rompere la gamba destra. Uff! Uff!.... Che fatica! Dammi il monofono. Pronti? Voglio il tenente. Sì, il tenente. Sei tu? Come va?

Intanto il tenente Medici canta al pianoforte:

M'affaccio alla trincea

Quando le stelle....

— Taci un momento. Non posso sentire al telefono.

Pluuum pluuum.

— Ora ti canto Mandolinata a mare.

[14]

— No no. Suona Napule mio! O meglio, Pusilleco duorme!....

— Dopo suonerai O surdato 'e malavita.

Si scatena l'anima carnale lacerata di singhiozzi della marina napoletana con dolci braccia nude bianchissime per sparpagliare le stelle scottanti aguzze e soffocare le bocche dure virili dei lontanissimi cannoni.

— Pronti, pronti. Come?.... Primo pezzo colpito? In pieno? Feriti? Quanti? Leggeri? Tu pure? Una scheggia? Dove? Bene, bene. Noi ci beviamo su una Strega! (Taci perdio, con quel pianoforte!!!...) Il medico è venuto? Pronti! Senti quell'animale come suona male. O Lola ch'hai di latti la cammisa.... T'è piacciata? La musica ti eccita? Pensi a lei? sempre a lei? Noi pure. Vuoi una Strega per telefono? Brindiamo alla tua scheggia. Buona notte, vecchio shrapnel.

[15]

Andiamo prima a vuotarci la vescica all'aperto. Impossibile. Freddo cane! Il corridoio russa tutto imbottito di artiglieri coricati. Non si può scavalcarli. Via! si piscia tutti nel pianoforte a coda. Sì tutti pisciam pisciam pisciam sui vasti profondi funerarii idioti accordi di Wagner Bach Beethoven! sssssssssssssssssssssssssss Italianissimi rubinetti gloriosi.

[17]

2ª ANIMA

[19]

Lettera di Bianca, vergine grassoccia e professoressa di botanica, ad un futurista.

Amore mio, sei dolce, divino! Ti amo, ti odio. Voglio, non voglio. Il tuo amore brutale mi fa paura. Lo combatto come bisogna combattere la Phytomyza Flavicornis che divora le radici dei cavoli verzotti.

Ho notato più volte che i cavoli malati presentavano le foglie più grandi esterne rossicce e gialle e le interne piccolissime, quasi completamente atrofizzate. Esaminati questi esemplari, potei constatare che erano tutti attaccati nelle radici da un parassita la cui larva, molto sottile, ne aveva danneggiata la parte esterna. Le lesioni fatte dall'animale erano pochissimo profonde, corte [20] e strettissime, ed apparivano assai meno rilevanti, e ben diverse da quelle che producono gli Antomiini.

Su parecchie piante ammalate potei seguire lo sviluppo di questo parassita. La larva, senza dubbio appartenente a un dittero, dapprima molto sottile (mm. 1 circa di diametro) e della lunghezza di mm. 5 a 6 (fine di settembre), nella, prima quindicina di ottobre si fece più robusta e raggiunse il diametro massimo di mm. 2, raccorciandosi di mm. 1. Nella seconda quindicina di ottobre divenne ancora più tozza, tarda nei suoi movimenti fino alla completa trasformazione in pupa. Questa ha una lunghezza massima di mm. 4.

Nel campo infetto ebbi a riscontrare anche qualche radice devastata da Chortophila Brassicæ Bouché (Sottofam. Antomiini) (fig. 2), che è un dittero di dimensioni maggiori del precedente ricordato, la cui larva vive di solito nella radice del cavolo, nella quale anche passa a pupa.

[21]

Come pure potei constatare alcune piante infette da Aphis Brassicæ L. (Sottofam. Afidini), insetto molto comune sulle foglie.

Nel nostro caso dunque l'infezione era assai complessa, ma devo rilevare che mentre solo alcune delle piante ammalate erano attaccate da Chortophila Brassicæ Bouché ed Aphis Phytomyza L., tutte, senza eccezione, erano affette da Phytomyza Flavicornis Falk.

Non ho notizie che fino ad oggi sia stato notato questo dittero sulla radice del cavolo, per cui credo probabile possa trattarsi di un parassita adattatosi per necessità a vivere su questa pianta.

Con mille baci,

tua Bianca.

[23]

Risposta del futurista

Cara amica,

finalmente ricevo da una donna una lettera veramente geniale.

Amo gli «Antomiini» e anche il parassita studiato da te. Tu dunque vivi nel verde umido profumo ronzante d'un bosco, bombardato ma non vinto dal sole.

Il bosco è una gonna di verdura sulla collina flessuosa agilissima. Sete delle piante. Solidità del tronchi. Inquietudine vibrante dei riflessi eleganti sulle tue mani.

Odore selvaggio crudo carnale che sfiora la tua bocca e morde le tue nari. Muscoli trionfali dei rami virili che stringono infilzano sfondano. Tormento soave dei tuoi seni sotto i fini pugnali della luce che punge. Ondata di fuoco solare sulla tua fronte e sul tuo collo che sudano. Sei languida.... Senti la pelle del tuo ventre bagnata [24] di piccoli spaventi-pruriti che ti portano giù l'anima giù giù.... Cedi al peso tondo molle della lussuria vegetale. E ti vedo coricata sull'erba. Non ti curi di quella rosea tepida zona di carne che la tua gonna impigliata lascia scoperta.

Dormi? Non so. Sogni.... Sei perduta in un sogno confuso e preciso. Senti, ma non vedi una bestiolina stranissima che si muove fra i tuoi piedini....

Topolino? No.

Talpa rosea? No.

Sembra di gomma. Ti sfiora la caviglia, poi il polpaccio.

Ecco, si trasforma. Sembra di caucciù. Si gonfia. Prende una rigidità violenta. Alza la testa rossa. Tu tremi, inchiodata dal sogno, e non lo guardi. Sei svenuta nella grande carezza verdombrardente del bosco. Il piccolo animale avido sale sale... Ecco si nasconde sotto la tua veste. Sale certamente perchè il tuo corpo trema più forte. Sale.... Ora la sua testa infuocata forza lo stretto caldo, sfiora un bosco profumato che sembra fatto per il piccolo amico.

Ecco ecco..... Ora certamente (non lo [25] vedo ma ne sono sicuro) la tonda ruvida testa violenta s'insinua nel bosco. Vi penetra un poco. Il bosco s'apre. Tu, tu apri il piccolo bosco al tuo amico.... Vuoi?

Scrivimi i tuoi sogni nel bosco grande mentre il tuo piccolo bosco sorrideva, con lacrime di gioia, al suo piccolo animaluccio selvaggio.

La tua alta intelligenza deve servirti a massacrare il vecchio pudore cretino e la stupida distinzione tra decente e indecente, tra le «brutte e le belle cose». La vita è sempre bella. Il desiderio è sacro. Il furore del sangue è sacro. Il grande bosco è sacro. Quel piccolo animale impetuoso e affettuoso è degno di te, della tua amicizia.

Sono verità. Rispondi.

Tutta la tediosa e vana letteratura religiosa neutrale pudica mistica gesuitica non può vincere la bella verità d'un desiderio violento al sole, nel bosco colmo di delizie carnali e vegetali e di fremiti voluttuosi profondi. Lo vuoi?

Ti bacio come so baciare io.

[27]

3ª ANIMA

[29]

La vacca malata e i giovani eroi.

Sera di Dicembre. Comando una compagnia di bombardieri fucilieri che dormono nei fienili della fattoria. Siamo di rincalzo e aspettiamo ordini. L'attacco è cominciato sulla nostra destra a due chilometri di distanza. Fuori gela. Godiamo il tanfo caldo umido della stalla. Paglia fradicia e sterco. La vecchia vacca è ammalata. Contadine e marmocchi sotto la lampada a petrolio bassa che oscilla.

Groppe enormi biancastre. Soffitto addobbato di ragnatele. Sei scope penzolano. Alti spiragli vetrati pieni di nebbione trivellati dal toc toc toc toc toc toc toc toc lontano toc toc toc toc meno lontano toc toc toc. Mitragliatrice.

Emma bionda rosea occhi celesti meravigliati brillantissimi popputa culo di bronzo ha in mano un pulcino giallo. Dionisi, Buzzanca, Bosca, agili bombarbieri. Via via in velocità con mani erranti balzi e rincorse constatano che sono tonde e di bronzo le chiappe di Emma. Ecco la Gilda bella [30] viziosa snella ardente bambina, contadina quasi cittadina. Stringe colle mani arrossate un marmocchio. Ueè! ueè! ueè! Gilda mi rincorre schiacciata presa ripresa tra due quattro palpatori. Entra la madre Emilia con una grande fetta di polenta bianca fra le mani nerastre. Metto il marmocchio nella polenta e inseguo Gilda. Sotto la mia mantellina di uccellaccio selvaggio prende il mio bacio a bocca aperta testa rovesciata. Sguiscia via rimbalza e cade fra altre braccia.

Toc toc toc toc toc toc.

Muuuggiti di vacche sssss di paglia plaff di sterchi enormi. Tutti puntano a braccio teso l'indice sui capezzoli di Emma e di Gilda gridando: Driiin! Driiin!

Giuoco del driiin! che si propaga. Emma s'è armata d'un forcone ritta pronta al contrattacco. Una vacca la schiaffeggia con una codata.

Ah! Ah! Ah! Ah! toc toc toc toc toc toc driin driiin!

Capezzoli-campanelli, mitragliatrici lontane e vicine. Urrah al dottore Bosellini giovane scienziato che a urtoni allegri spingiamo contro il culone di Emma. Due vacche voltano il muso ruminando in cadenza.

[31]

Bernassati attendente dice alla padrona Emilia:

— Leva su el cu, mamma.

In un prodigio di colori-odori verdi gialli la vacca partorisce una lenta pagnotta di sterco verde sulla Stampa aperta fra le mani di Buzzanca. Odore di parecchio.

I quattro mocciosi figli di Emilia sono delle vere foglie di fico che corrono gridano urtano appiccicandosi al sesso e sulle natiche fuggenti e malmenate delle sorelle.

Attenti al marmocchio! Guaisce come un giocattolo animale di gomma.

Toc toc toc toc toc. La mitragliatrice punzecchia i vetri. Il vento fiiiiischia a tutti i buchi per entrare nella stalla caldissima. Bagno turco. Furore nelle nari degli odori grassi che colano dalle nerastre matrici ornate di filacce e di vermi neri. Sulla gran vacca coricata cade Gilda fra le braccia sotto la faccia arroventata di Dionisi. Crollano insieme i marmocchi. Pugni, graffi e bastonate, la vacca si volta e dà una cornata nel fianco di Dionisi. Il dottore protesta. Tutti di scatto contro il dottore che ruzzola nella paglia. Buzzanca lo cavalca. Dionisi cavalca Buzzanca, io cavalco i tre: Il dottore soffoca sotto gridando:

[32]

— Mi hanno rotto il termometro.

— Tanto meglio, la febbre potrà salire in libertà!... Ed ora andiamo a pranzo.

Pranzo futurista. Con calma e ordine rovesciamo la tavola che viene disposta colle quattro gambe in aria quasi sul fuoco. Un angolo comincia a bruciare. Sulle altre tre gambe mettiamo in bilico tre piatti di pasta asciutta. Io depongo nel centro un pitale pieno di vino. Poi urlo: — Le ragazze son fuggite, occorrono delle signore al banchetto. Vado a invitarne una. — Entro nella stalla, pungolo la vacca, si solleva, mi segue docilmente nello stanzone affumicato.

— Ecco, signori, la vecchia Italia passatista che gentilmente vuole onorarci colla sua presenza. La vacca si accovaccia e comincia immediatamente a mangiare un piatto di spinaci.

Toc toc toc toc toc toc toc toc.

Entrano tre arditi, fez neri.

— Abbiamo fame e sete.

— Nulla di buono da darvi. Mi dispiace. Quanti siete.

— C'è fuori tutto il reparto: siamo trecento.

— Scannate la vacca e mangiatela.

[33]

Tagliarono a pugnalate una larga fetta nella coscia viva della vacca.

— Non abbiamo tempo di scannarla. Ognuno pensa per sè. Noi ci serviamo.

Arrostirono il brandello e lo divorarono.

— Strano — disse un ardito — è carne viva ma puzza....

Vomitò. Vomitarono. Ridevano. In cerchio, accovacciati sull'altra coscia della vacca scrissero col pugnale nella carne muuuggente due parole rosse sul bianco: Orgoglio italiano.

[35]

4ª ANIMA

[37]

Prima qualità di caucciù: Elasticità-contradizione, Fabbrica Caporetto-Vittorio Veneto.

Quest'anima che si slancia come un razzo rosso verso l'Hermada ha passato due terzi della sua adolescenza in tutte le carrozzelle erotiche del mondo.

Sbatacchiamento di nervi muscoli ruote vetri stridenti nel nebbione proletario milanese. Navigò con la velocità di una silurante nei taxis lussuriosi di Parigi oceanica che trasportarono i poilus improvvisati di Gallieni sul fianco pederastico di von Kluck.

Sotto il motore di questo autocarro Fiat carico di bombe, piego i ginocchi che si logorarono un poco ma non troppo ai piedi e sotto le gonne di una grande scrittrice [38] parigina deliziosa, insopportabile, ma non troppo.

I miei bombardieri caricano bombe sui muli. Questa mia anima esplosiva, è resistente, tenace; preferisce l'orlo dei precipizi, come i muli.

Anima di caucciù. Anima di pianoforte da osteria campestre pestatissima ma sonora. Avorio africano della tastiera ingiallita di noia sotto le mani poco curate delle provinciali italiane.

Ma Verdi vuota su tutto le sue bottiglie di buon vecchio vino musicale, dopo di che si spacca il muso a tutti i tedeschi!

Detto questo poema a una amica intelligente che concentra nel suo sorriso una squisita ironia cortese. Ne sono stizzito. Esigo l'entusiasmo e la massima celerità della sua mano perchè lo scricchiolìo della penna s'identifichi con quello dei topi assidui del Carso.

Fiamma, fame, ferocia, fantasia, furia, fedeltà, fervore, fiumi, fumi, forza, fregola, [39] fortuna, follia, ecco tutte le effe, meno una, dell'anima mia!...

Suonatori, musica!...

Questo giovane nudo ha nelle vene del buon Chianti, e piscia un arco d'oro d'Asti spumante.

Agilità di tutti i clowns giapponesi che corrono sotto la sua pelle di scugnizzo.

Ora è sdraiato sulla spiaggia e il sole lo vernicia e rivernicia metodicamente. Una finestra grondante di luna e singhiozzi, incisa nel suo fianco destro fa sì che il medico militare gli dichiara: «Non c'è che fare, sei riformato!»

Ma con occhi di buon cane bracco, e con maffia di polpacci a fasce geometriche, si presenta al tenente e dice:

«Signor tenente, se Lei va di pattuglia questa sera, ci vengo anch'io. Mi permetto un consiglio: andiamo noi due soli e lasciamo a casa quei fetenti. Per dare una lezione agli austriaci bastiamo noi due soli!»

Anima danzante iperbolica scherzosa vanitosa [40] furbingenua mollostinata che mi lega alla pelle abbronzata di tutti i rozzi malsquadrati contadini preistorici di Calabria, Sardegna e Sicilia.

Anima frizzante di piccola gazosa e di cento spiralici enormi fumi di camini d'officina. Ride come la ghiaia sotto il mare colossale di un passato che ritorna.

Cimitero allegrissimo con croci sempre bambine dove la sensualità delle rose cuoce a fuoco lento. La neve non fa miseria. Varietà di bianco e nero dopo tanto sfarzo di ori e rossi oleosi stracotti dall'estate. Neve italiana da sverginare. Guerre intime, profonde, sottosopra, nel letto monumentale di campagna altissimo perchè i marmocchi dal fondo letto basso non vedano padre e madre acrobatizzare e fare il mantice la notte.

E un'anima tricolore vino-sangue prati amore-bile-invidia-speranza e carta bianca bianca bianca da purtroppo sporcare con versi passatisti e circolari burocratiche. Anima italiana arcobaleno di genio sul mondo, dopo [41] le lunghe piogge di cretinismo che gli altri popoli-nuvole versano da secoli. Per creare l'Italia è bastata una bella voce italiana che cantò a squarciagola: Italiaaaaaa! Itaaaalia!...

Miracolo musicale che fa tremare per troppe vibrazioni la terra-catapecchia!...

Voce inascoltata che insiste ritorna, ancora troppo acuta o troppo bassa.

Mancano le note medie. «Questione di tempo» dice il maestro di canto napoletano. Ma la voce è bene impostata. Hanno formato una società a Berlino per sfruttarla. Volevano farle cantare del Wagner! Non va! Ora è bene avviata. Canta a Londra con successo crescente. Ha conquistato successivamente tutti i palchi e loggioni del Carso, applaudita dalle mitragliatrici, pagata con granate in fiore, sotto i razzi flessuosi effeminati di Berlino.

Ha fatto una pessima stagione a Caporetto. Tradimento di una gola, che fu veramente una gola d'oro. Si cura sul Grappa. A Nervesa sul Piave, ne parlavo ad un soldato [42] inglese. (So l'inglese ma lo pronuncio male). Mi rispose: «Grappa and wisky.... I like very much!»

— Ma via come si fa a scherzare in codesti momenti così gravi?

Rispondo: — Accidenti a coloro che ci impongono ad ogni istante il tono funeralesco!

La risata lunga lunga, bianca di schiuma, a mille curve di tutti i golfi italiani al sole, carne spasimo sudore polverone cristallo turchesi, balconi straripanti, bettole canore, mandolini, barche fruttiere di donne....

Si propaga con soavità fragorose lungo tutta la penisola coricata. Scattando poi si slancia in cielo per schiaffeggiare ironicamente la lurida puzzolente Luna berlinese quadrata del 27 Ottobre (tocchiamoci i testicoli!...)

Questa risata si schianta così: Abbiamo preso queste terre e abbellite. Ora perdute, le riprenderemo. Erano sdrucciolevoli. Vi abbiamo piantato tante tante tante tante croci, migliaia di croci!.... Non per pietà!.... per [43] aggrapparci e risalire. Le croci ci serviranno da scala! Su! forza, ragazzi!... Tu, tu, appoggia bene il piede su quella croce obliqua. L'altro piede su quest'altra più solida ancora. Quando avrem fatto fiorire lassù tutti i nuovi paradisi italiani torneremo a Milano in aeroplano. Poi a mezzanotte, con un apparecchio costruito da noi, voleremo sul ventre azzurro danzante del Mediterraneo, per scendere all'alba nella piazza di Smirne italiana.

Volontà italiana genio muscoli. Penisola italiana, salda, profonda radice dell'Europa.

La nostra linfa sale nei rami altissimi a baciare nuvole liriche, uccelli variopinti e stelle preziose. Addomestica il fulmine e lo converte in nottambulismo elettrico veloce rivoluzionario parolibero.

Mi ricordo che una notte di dicembre con 20 gradi sotto zero l'entusiasmo italiano ci servì da stufa nelle trincee nere, zuppe di fango e sonno. Silenzio gelato.

Ad un tratto parlai. Scoppiò la gioia in faccia sulla testa e fra le gambe. Nitriti [44] delle vene. Una tempesta di scatole di sole in conserva!

Cara amica mia, la vostra voce più bella della mia ha gomiti torniti, e vocali affusolate, mani che svegliano nell'avorio d'uno stupido pianoforte mandre d'elefanti e torride foreste. Si piega rimbalza fiorisce punge si sfoglia s'incurva scintilla. Siete sana agile spontanea veloce leggera modulata elegante improvvisata come tutto ciò che è italiano. Volete venire con me a fare una passeggiata a piedi, sulle colline della vostra voce? Passerete correndo sul torrente spumoso della mia voce nata nell'Appennino...

[45]

Lettera dalla 3ª Armata in ritirata.

Carissimo Settimelli,

L'esercito italiano, dopo avere sempre vinto (in 31 mesi e in 14 battaglie) l'esercito austriaco, ha piegato temporaneamente sotto lo sforzo di questo esercito rinforzato da tre altri eserciti.

Un varco è stato aperto al nemico da 2 nostre brigate. Debolezza o tradimento, vedremo poi. In tutti gli altri punti del fronte, senza la minima pressione del nemico dovunque domato, le truppe hanno ricevuto l'ordine di ritirarsi per non essere tagliate fuori.

Naturalmente la ritirata non fu quella che si sperava. Un esercito vittorioso al quale si ordina di abbandonare per ragioni strategiche [46] delle terre sanguinosamente conquistate, subisce un crollo morale pericolosissimo. D'altra parte, tutte le ritirate strategiche si sfasciano e si sbandano.

Quella tedesca che seguì la battaglia della Marna fu, secondo le dichiarazioni di molti giornalisti, una vera fuga di pecore.

Nella lurida inondazione di forze nemiche, Cadorna non smarrì la sua calma ferrea. Le truppe che obbedirono all'ordine di ritirata col cuore schiantato, sono le stesse che ora — senza l'aiuto dei nostri alleati — respingono tenacemente i barbari sul Piave e sul monte Grappa. Gloria al nostro caro e grande fratello futurista Luigi Russolo, tenente alpino del Battaglione Val Brenta! Il loro slancio eguaglia quello dei difensori di Verdun.

Ho parlato ieri a tremila bombardieri di assalto. Sono d'acciaio. Sanno tenere duro. Sapranno ricacciare i 4 schifosissimi nemici lontano al di là dei fiumi, al di là del più lungo getto del nostro vomito!... Grandi fiumi [47] italiani sferzati dalla pioggia, pieni di boschi irritati e di nere maledizioni!...

Di pattuglia sui ponti e giù nei guadi coll'acqua alla cintola, il viso verdegiallo d'itterizia, sognavo di gonfiare il Tagliamento con tutta la bile inferocita che insozzava il mio sangue!... Straripasse finalmente!... E vomitavo verso le mitragliatrici austriache...

Io ho tenuto duro sotto il più massacrante dolore della mia vita. Mi pareva d'assistere una seconda volta, venti volte, cento, mille volte alla straziante agonia di mia madre!...

Rovesciata rantolante strangolata da mani e sotto ginocchi invisibili!

Mia madre è morta. Ma la divina Italia, nostra madre, non muore! Mentre noi la nutrivamo colla nostra carne rossa macellata in cielo dalle artiglierie, altri suoi figli le propinavano veleni! Ma la divina Italia, nostra madre, non può morire!

In queste veglie d'agonia, io ho voluto distrarre la mia insonnia torturata colla lettura [48] del tuo libro Le Mascherate futuriste, libro meravigliosamente italiano.

Il vibrante genio assolutamente italiano che balza fuori dalle tue pagine contro il Tedeschismo fu per me un tonico ultraenergico.

Ti manderò presto una valutazione precisa del tuo libro per darti una idea della mia metallica elasticità futurista che tiene duro!

Ti abbraccio gridando: Tenete duro!

Riprenderemo tutto. Avremo la vittoria enorme.

F. T. MARINETTI

[49]

5ª ANIMA

[51]

Lussuria

La mia quinta anima ha un bel colore arancione caldo. Gialla raggera estatica sfarzosa di sole africano sulle dune di cannella plasmate dal vento mutate mutandis, sudice come le mutande degli arabi sempre in mutande maniche di camicia e pantofole quando sparano correndo sulle dune veloci.

Fame sete labbra denti acuti nari aperte sopra sotto dentro tutte le polpe.

Torrida profumeria acidacre-stomachevole del Suk turco di Tripoli.

Ottimismo impetuoso duro sicuro che non cede vuole sfonda apre ara crea feconda.

[53]

Formule

MEMBRO VIRILE = sverginare — vulva — fecondazione — baci sangue, ecc.

STANTUFFO = andare venire — caldaia — industria — vapore, ecc.

PRUA = navigare — mare vento — commercio — schiuma, ecc.

ARATRO = aprire — terra — agricoltura — linfa, ecc.

SHRAPNEL = spaccare — corpo nemico — guerra — lagrime sangue, ecc.

VOCE PENNA SCALPELLO = creare spirito — arte — luce, ecc.

BISTURI = anatomizzare — corpo amico — chirurgia — pus — salute o morte, ecc.

[54]

Unità di quest'anima luminosa senza ombre e senza sfumature.

Scatto felice dei miei muscoli nudi sulla spiaggia.

Quando nuoto il mio torace si gonfia d'ambizione salata.

Come un cane ammaestrato porto in bocca nuotando lo smisurato piatto verde tondo salato dell'orizzonte marino.

Gioia del mio sangue bromo-salso-jodico-donnaiolo che circola col ritmo eguale da valvola a valvola per vene bene organizzate nel corpo snodatissimo che nuota aprendosi e chiudendosi come una mano enorme.

Milioni di spasimi minuti e scivolanti della mia pelle innamorata di sè stessa leccata e rileccata dalla pesante lunghissima lingua incandescente del sole.

Il sole attento cuoce il mare napoletano.

[55]

Vocio verde-azzurro dei nuotatori nella folla anarchica delle onde. Giovani madri napoletane molli spampanate stemperate dalla pigrizia sulla sabbia. Fiori di magnolia sudati che spargono in giro i loro grassi petali bianchi bambini.

Seni ventri cosce gambe sott'acqua si caricano di forza sapore come in cantina. Ciff-ciaaff gotgotgot pluff pluufff.

Corpi da mangiare e bere a crepapelle la notte al chiaro di luna sulla tavola bandita del letto bene apparecchiata, altare maggiore che ricolma la bottega-stanza nel vicolo scoppiante di luci e schiamazzi.

[57]

4 Piani di sensualità d'uno stabilimento di bagni

1º PIANO Ribalta dei bei giovani nudi brillanti sul trampolino piedestallo per fidanzati. Criccraccric Plum Pluuufff.

Platea di cuffiette rosee. La carne bruna ride odora chiama da un buco del costume. Flirt viscido guizzante di pesci sposabili. Calda cottura di colle fisiologiche.

Strategia di pruriti. Scivolante palpeggiare.

2º PIANO Sulla terrazza chiacchierio pettegoli-pettegola. Liroraminapricozazifrufru. Pigiapigia [58] di donne salate golose bocche piene di dolci e crema. Parlare parlare perchè nessuno possa ascoltare le bocche aperte dei sessi che accordano le loro voci liquide sotto le stoffe leggere accecanti di luce.

3º PIANO Trattoria a Mare. Fumano e profumano spaghetti alle vongole. I pesci guizzano balzano fuor dalle onde su e giù per friggere nella schiuma olio sudore carnale.

Minestra di pesce braccia mammelle nell'agitata marina padella napoletana che cuoce con fuoco sotto e sopra.

4º PIANO Pomposa argenteria di nuvole arricchite, pepe rosso di passione nel forno dei camerini, pizzichi di chitarre sui macherooooni sentimeeeeentaaali, formaggio grattugiato di mandolini aerei, e saluti cerimoniosi [59] del cielo accaldato che serve in tavola con mani blu.

Liiiroooraaa... Minaaa... Pricooo... Zaariii frufru.


La mia quinta anima arancione è un mostruoso intrico di pugni abbracci applausi fischi morsi sputi schiaffi calci reticolati di volontà siepi di cactus contro il gemente simun della malinconia. Vieni entriamo. Dentro il grande smeraldo liquido languido dell'oasi freschissima una volante bambina sull'altalena fra due olivi, ecco, in alto di qui fuor dal fogliame la bambina mostra polpacci ginocchi. In alto fuor dal fogliame un lampo roseo di carne nel bianco-verde. La gonna gonfia di vento suona [60] a distesa sul mio viso acceso il mezzogiorno carnale.

4 anni fa il mio ottimismo fendeva una folla di gomiti ignorati per le vie di Londra nuvola infinita di nebbia solidificata.

Eruttavo come un Vesuvio elegante parole in libertà sui golfi languidi le colline mature le scabre pendici ingemmatissime di molte belle dame inglesi. Prodigo sparpagliamento della mia Africa venosa e arteriosa.

Il mio ottimismo addentava e rosicchiava il Carso saporitissimo croccante zuccherato mandorlato e pistacchiato di cranî tibie che si sono pigiati per prepararmi un buon posto. Suicida goloso di sè. Niiitriti dello stomaco giocondo:

Più taaaardi!... Più taaaaaaardi!...

Ora le mie mani sentono nel [61] cavo il tepore tondo elastico di due piccoli seni pieni di fede in un maschio cesellatore.

Rispondono i seni, esattamente dando una sempre maggiore velocità-intensità di piacere come le vele gonfie di vento.

Seni d'aria compressa per l'erezione dei membri.

Duro orgoglio sudante oleoso di uno stantuffo nel furente precipitarsi in bocca delle lunghe strade bevute rischizzate lontano a getto lungo fuor dal naso strafottente.

Ventre verde purissimo di una rada vergine solitaria pudicamente celata dai promontorii... Scoprirlo corromperlo sverginarlo, collo sbarco brutale chiassoso di cento equipaggi.

Giù tutti dal ponte del pudore imbecille! In barca, a nuoto.

Potenza del remo nel mare scodellato qua e là su le spiaggie tutte a tavola in famiglia.

[62]

Oro solare bollente su le regate azzurre. Riccioli biondi dell'alto mare che invita a cancellare sulla vecchia lavagna alberature sbagliate e geometrie sconquassate di costellazioni.

L'Infinito viene a scuola fra le mie cosce.

Lieve ansare metodico dei seni meccanici del mare-Pirelli dove si bagnerà il mio ottimismo di pesce metallico.

Donna, voglio navigarti tutta, nuotarti dentro, pescarti il cuore, mangiarti come un'ostrica. Ti voglio mettere in un bicchiere, diluirti come lo zucchero poi ricristallizzarti perchè la voluttà dei denti giunga all'assoluto! In una bacinella, in un mortaio, in un tino, in un frantoio. Il letto non basta. Sei il buon lievito per rimpastare la mia nuova pasta d'uomo. Ma tu sei sotto vetro chiusa. Spaccherò. Nuda, [63] sincera, apriti! Visitarti con nuovi trapani di carezze. Voglio sconvolgere l'ordine dei tuoi nervi. Arruffare la matassa. Poi ripettinarli tutti con la lingua coi denti e con le parole taglienti, e con le parole unte.

Perchè mai questa improvvisa sensualità mi brucia il petto mentre corro in autocarro su la strada Doberdò-Vallone in questo Carso scarnificato forse dai lucidi acciai dei riflettori notturni?

Sensualità, sensualità, torrefazione della sabbia cocente delle ossa!

Le curve bianche delle soavi polpe femminili imbottiscono questa mia vita casta di soldato astratta metallica algebrica.

La strada è larga e si può senza fanali correre all'impazzata imitando il ritmo frenetico dei 75 campagna che triangolano epiletticamente [64] di sputi rossi i fianchi dell'Hermada.

Sono dimagrato. Via, giù tutta la zavorra per purificarsi per salire fra i denti laceranti del freddo verso lo Zenit diaccio della castità. A che scopo e con qual risultato? La pioggia gelida non rinfresca l'anima mia, tessuto umido gommoso rovente di gambe femminili delicate.

La velocità del mio autocarro nella notte si precipita alla radice del tuo prurito nel più intimo segreto caro piacere tuo. Chi sei? Dove sei? Come trovarti? Perchè fuggi? Non sei forse in me? Nel mio domani-ieri che schizza sul mio oggi? Sarei felice se ti portassi! T'inseguo, mi tuffo nella divina inesistente tua presenza, lontananza che m'avvolge e mi strangola. Corro corro corro corro corrrrrrrrrrrrro.

[65]

Questo bivio passato in velocità è una spirale di due corpi fusi dalla lussuria. Noi due!...

Il gomito della strada cercò chirurgicamente come un membro virile uno spasimo speciale nel lampo del nostro virare veloce.

E lo trovò certo nella vulva bollente del nostro autocarro.

Chi noi? Sono solo con bombardieri, bombe e balistite sopra un autocarro che va a rifornire le batterie di Selo.

Eppure quel lungo dito di gesso bianco riflettore precisa le distanze della morte sulle montagne di lavagna, e quelle del piacere tra il tuo seno destro e il tuo ventre che non dorme se l'accarezzo.

Perchè insistono così dolcemente le mani bianche del quarto riflettore? Vogliono pacificare la notte, gravida di proiettili disinteressatissimi e di adulteri [66] esplosivi? Le mitragliatrici dattilografe danzano sui loro nastri. Il mare di Monfalcone colpito aspetta le medicazioni del sole.

Certo i riflettori pacificheranno questo mio sesso telefonico da campo.

Ammucchiate, ammucchiate, miei ardenti cannoni da campagna, nella trincea aperta che s'incurva a mezza costa dell'Hermada, i vostri shrapnels che s'allungano di desiderio e sembrano gonfi di tutto il sangue che scende giù dal cervello dell'Italia! Volete, lo so, il dilaniamento radioso e lo schianto del piacere nel buio-noia-attesa della carne nemica! Volete conoscere l'abbandono assoluto sfondato a cosce larghe di tutti i reticolati, ritegni, difese, pudori, ricordi?

Ruvide ondate di rombi... Quanto fragorosi i vostri amori! Quanto chiasso nel vasto letto! [67] Siete brutali! Vi piace rotolare con gran fracasso il corpo di montagna preferito baciandolo e leccandolo tutto! E penetrate in tutti i più dolci buchi!

Presto! e non gli sia risparmiato nulla, al di là d'ogni sforzo. Furrrenti pacchetti di lussuria scopppiaante nella stoffa incendiata della carne! Scardinare ogni pensiero! E che tutti gli osservatorî del cervello presto siano colpiti, accecati, inebriaaati da mille baci micidiali!... Sì, cretina, mi piaci così cretina di piacere!... Sei una piccola cosa che gode...

Con le tue ingenuità balbuziate mentre rantoli! Uccidete a cannonate il pensiero la volontà, il passato di quella montagna!

Tu sei già trafitta in croce sotto i chiodi della lingua e del desiderio scavante...

Sono a Selo e finalmente posso cacciare questo mio cuore [68] sessuale (che tutti giudicano criminale) nel fango confessore della trincea!

Fango indulgente e severo pieno di terrori frenati, di furori accartocciati, di slanci crudeli inchiodati! Fango pieno di liberazioni fresche, beate.

Fango nero con lievi pallori umidi come la sua carne notturna quando tutti gli spasimi sono snodati, sdraiati aperti vuotati.

Ma con calma fredda e dominatrice tre riflettori impongono di riprendere il tiro: colpite di piacere lì lì, più su, a destra, cinquanta metri a sinistra tre millimetri sotto la sua cara tremante mammella.

Perchè sia felice ancor più felice, ancor più mia, ancor più mia! mia! mia! mia! mia! Ora sento sul viso il prolungamento flessuoso della sua mano lunghissima di 200 chilometri che m'imbavaglia e dice: Ancora! no! Basta!... Ancora!...

[69]

Piove. Due ombre sotto i triangoli argentei balzanti dei riflettori. La trincea è uno spavento bianco. Convulsione pietrificata. I reticolati impazziti sembrano scuotere le griglie argentee della pioggia.

— Dimmi, tu ami Giulia?

— Sì tanto, con tutta l'anima. E tu?

— Anch'io.

— Tanto?

— Sì, con tutta l'anima.

— Perchè l'ami tanto?

— Perchè mi adora.

[70]

— Te l'ha detto lei?

— Sì, me l'ha giurato e provato.

— Lo giura, lo prova a me, a te, a tutti.

— Buona notte, io mi sdraio un'ora. All'alba devo verificare i varchi.

— Verrò con te.

— Vuoi venire? E perchè?

— La mitragliatrice farà la scelta definitivamente.

— Cammineremo vicino l'uno all'altro. Saremo colpiti insieme e Giulia rimarrà a mani vuote.

— Non credo. Giulia non avrà mai le mani vuote. Buona notte.

[71]

6ª ANIMA

[73]

La spaventosa tenerezza

Io vidi una sera staccarsi dagli estremi lembi della luce crepuscolare le lunghe ciglia di mia madre, e scendere sui geometrici canali lombardi che tagliano fulgidamente le campagne grasse. Inquietudine. La mia gola acre strozzata dall'angoscia:

Dove sei?....

Mi chiami?....

Dove sei?....

Dove?....

Dove?....

Dove?....

Perchè non mi rispondi?

[74]

Caldo affetto sanguigno d'un ultimo raggio che s'aggrappa disperatamente ad una tenera vigna lagrimosa. Afa del cuore che dopo tanti sforzi vuole la pace della sera e teme i cannelli ossidrici delle prossime instancabili stelle. Non tremo. Aspetto. È questo il suo respiro? O il soffio agitato dal suo ventaglio febbrile di boschi dorati?

Sento girovagare le sue povere parole dita foglie staccate che si sforzano di accarezzarmi la fronte.

Ma il bombardamento trapanò il cranio pensoso del silenzio notturno.

Rimescolio brutale accanito di rumori polentosi nei paiuoli delle vallate. Spampanamento degli echi sciasciacquati e risciasciacquati. Flusso e riflusso di sibili fra i martelli scagliati, i ventagli veementi delle vampe continue. Mille gonne d'acciaio alte un chilometro sbatacchiate nel cielo da un vento di bronzo. Ne schizzano fuori piedini elegantissimi feroci veloci di fuoco.

[75]

Tum tum tum tum tum tum tum tum

Tum tum tum

Tum tum tum tum.

Due, tre, gelide rose bianche sbocciano in cima a tre lunghi razzi. Una quarta più bianca. Un'altra rosa.

Sfiorano in alto il viso argenteo tenerissimo di mia madre morta.... È lei.... Terrore.... Terrore.... Unico terrore nella grande guerra!...

Brutalmente, a volo, afferro il mio cuore che già si slancia come un cane felice fedele e mansueto e lo inchiodo qui sotto di me nel fango della trincea.

L'altissima voce mi parla sopra l'acre torbido immenso odore della balistite, nuova anima della notte.

— Voglio che una sola donna ripeta sul tuo cuore i battiti lontani del mio.... Le sue mani lisceranno il tuo cuore che scatta e fugge. Lo sguardo di quella donna avrà la trasparenza profonda del mio dove navigò la tua culla.... Vuoi, figlio mio?

[76]

— Madre, credo in te unica donna, non donna. Voglio ciò che vuoi. Rispetterò la donna scelta da te. Dov'è? Dov'è?.... Ne scelsi una. È morta. Conservo nella carne del petto la cara forma del suo viso sconvolto intriso di lagrime.

Pianse troppo or di piacere or di gelosia sotto le ruote dentate dell'aerea scagliata macchina di muscoli idee che io sono. Son tuo figlio. Tu m'hai fatto metallico scattante, tu, con le tue mani diafane e paurose di brezza serale....

Ora vuoi che una altra donna nasca nel mio cuore? Ma ridi, mamma, ridiamo insieme e poi lasciami fare. Farò quello che tu vuoi. So che tu mi perdonerai. Pensa che t'adoro, il resto è rude mestiere, che non può interessarti. Pigio alla meglio l'uva nel tino del mio letto.... Prendo una donna e subito apro un varco di luce chiara nella foresta buia dei suoi istinti. La fenderò come si fende una folla ammutinata di capricci menzogne fantasie carezze ardori attrazioni [77] epidermiche. Per passar oltre o fermarmi se vuoi. Non guardare. Farò bene.

Perchè piangi? Vuoi ch'io sia quel che non sono? Vuoi che mi fermi per dare a lei vuota piccola ineguale scivolante fialetta di profumi, un grosso cuore forte impetuoso preciso che tentacola con le sue vene arterie venti sistemi planetari? Tutta la mia vita a lei?.... Ebbene sì, se vuoi, perchè no? Straripi sul mondo tutta la tenerezza tua e mi trascini! E la piccola donna sia per me culla barca saggezza ristoro bara aeroplano stella! Lei, lei, lei soltanto lei soltanto lei, la tua, scelta da te! Per farti piacere, mamma!»

Subitamente urla urla urla urla una voce rauca.

Poi geeeeeeme. Poi uuuuuurlaaaaa....

È la quarta anima che si arrampica dal fondo tropicale di una stiva di nave piena di spezie e detriti.

Sganasciamento di carnevale. Scoppi di gola. Rutti e sputacchi. S'arrampica la [78] quarta anima, e piomba coltello sguainato bocca vulcanica, baffi in tempesta, occhi schizzati, piomba nella rissa-vortice sul ponte:

Nooo! nooo! nooo! nooo! no! Ti scanno! perdio! ti scanno, ti scanno, ti scanno, ti scanno, ti scanno, ti scanno, ti scanno, ti scanno, ti scanno ti scanno ti scanno

VILE!...

TI SCANNO!...

CANAGLIA!...

IMPOSTORE!... PASSATISTA!...

RUFFIANO!...

Ti scanno!...

TI SCANNO!...

CAROGNA!...

[82]

Maledizione su me su i miei figli, se non ti spacco il cuore?

Cuore cristiano!... Cuore clericale!... Cuore gesuita!... Bigotto!...

CUORE PURULENTO!...

MALEDETTO CUORE!... Ingordo!... Ingordo!...

Fetido fetido CUORE!... Sacrestia! Catacomba!

TE LO SPACCO! TE LO SPACCO!

TE LO SPACCO!...

È inutile che tu fugga, ti piglierò e te lo spaccherò il tuo cuore smisurato indigesto insopportabile cuore infinito! (tutti si precipitano gridando: Fermatela, fermatela, la quarta anima è pazza è pazza! Prendetela! Ai ferri! Incatenatela giù nella stiva, o buttatela nel mare!)

MA CHEEEEEEEEEEE!

[83]

Se foste venti, cento, duemila, non mi potreste fermare! Devo finirla quella maledetta terza anima vigliacca e cretina!

Daaatemi un coltello!...

[84]

Daaaaatemi un

[85]

COLTELLO!...

[86]

Un coltello grande come l'albero maestro!

Per spaccarla in cento, mille

duecentomila

trecentomila

libri passatisti

(DA CANTARE)

Sempre cosiii

Sempre cosiii

ri-for-nirem di cartaaa!...

le latrine

latine

cretine

carine

biricchine

di tutte le caserme del mondoooo!...

[87]

7ª ANIMA

[89]

Genio-rivoluzione

Volava intanto la settima anima nel bianco, nel fresco, nel liscio, nel puro, a 4000 metri. Ronzava con un ruuuuuumooore suooono luuungo di moootoore beaato d'esser pieno d'ooolio-ingegno.

Spaziare vedere conoscere dipanare dominare liberare!....

Sintesi

Seminare dall'alto immagini per illuminare venti città buie

Seminare idee con subitanee esplosioni di fiori frutti fervore slancio volontà ricchezza

Riassumere il mondo la vita le razze e la marea delle guerre e i cicloni delle rivoluzioni

Riunire i giovani per centuplicare la gioventù

[90]

Dare a un giovane artista di 20 anni il senso del proprio innato oceano rimpinzato di costellazioni

Illimitare l'ambizione dei forti.

Centuplicare l'ingegno d'un giovanissimo

Costruire sotto i suoi piedi 20 trampolini!....

Esempio a tutti, opporsi ritto all'avviluppante controffensiva dei cretini, dei lenti, dei tardigradi.

A Parigi nella vasta galleria d'arte di Rue La Boëtie il mio amico Boccioni parlerà fra 10 minuti di pittura futurista e di dinamismo plastico al pubblico variato delle più eleganti delle più belle e dei più intelligenti. La grande sala rossa è gonfia di fruscii stoffe vocio smorfie, curve bianche di braccia, seta bianco nero vermiglio roseo angoli spirali. Vibrazione di gioielli, lenta ricaduta di veli, fughe di struzzi, lenti cammelli impennacchiati, oche letterarie dal becco aperto, gazzelle malate di letteraturite, efebi scodinzolanti che scrivono con le anche, zazzere fosforose di Montmartre e pancioni israeliti ingrassati col futurismo.

[91]

Sopra la folla si scatenano i piani atmosferici plasmati in plastilina da Boccioni. Egli porta con eleganza sull'agile corpo una testa d'uccello geniale. La fronte fu cesellata da troppi venti. Il suo corpo preannuncia lo scheletro futuro tagliente in forma di prua dell'aviatore che nascerà fra 100 anni. Mi dice a mezza voce con gli scatti del suo sangue romagnolo.

— Ho avuto torto di ascoltarti, Marinetti, non è possibile che io me la cavi. Ho tutte le idee chiare nel cervello, ma come potrò esprimerle? Ah se potessi svenire come una donna per subire decorosamente il coito pericoloso!.... Non sono oratore. Conosco appena la lingua francese e sarò giudicato dal pubblico più severo, ostile e competente di Parigi. Ho avuto veramente torto di ascoltarti. Tutto ti sembra facile, sempre! C'è in te un ufficiale di cavalleria che comanda sempre la carica. Io sono un cavallo selvaggio!...

Rispondo:

— Noi non siamo nè cavalli selvaggi, nè ufficiali di cavalleria, nè pazzi, ma futuristi [92] italiani, padroni del miracolo! E ora attacca, senza timore!...

Mancava la ribalta. Avevano dimenticato bottiglia tavolino e bicchiere cosicchè nel gorgo stringente delle belle dame intellettuali buffe cretine brutte saporite strane insipide chiassose e turbolente cominciò il parto veramente strambo d'un improvvisatore geniale preciso che spingeva con sforzi e contorsioni fuor dal cervello in una lingua ignorata idee complesse e stupefacenti di novità.

Ansia. Inquietudine d'un pubblico che assisteva a un prodigio intellettuale. Io ero il suggeritore medico che non può suggerire guarire ma semplicemente conforta i dolori del partoriente. Qua e là un taglio cesareo e via! Violento scassinamento di quei cervelli per riempirli di nuovi valori. Lacerazione di sensibilità banalizzate, perchè la nuda verità risplendesse.

Insurrezioni di oppositori. Polemica, botta-risposta, schermaglia. Una barba solenne nera quadrata denuncia stupidamente i cubisti francesi al nostro disprezzo italiano.

I gorghi si moltiplicano nella folla.

[93]

Applausi frettolosi di mani imperlate. Sguainamenti di nuovi argomenti. Parate eleganti. Boccioni si rinfranca. Parla improvvisa risponde domina soggioga seduce. Le donne sono convinte dalle carezze sicure di una voce di acciaio vellutato. Vittoria su tutta la linea, perduta, ripresa, perduta, ormai nostra.

Lasciamo per strada dame dami damine cammelli impennacchiati pedanti nemici amici genii futuristi e passatisti idioti e con ritmo allegro riprendiamo la volante ascensione d'idea in idea di forma in colore di fantasia in associazione d'idee fulminea sempre più in alto in più veloce, in più forte, in più nuovo, in più luminoso, in più italiano.

Però.... con delle parentesi come questa:

— Mentre sudavo, per improvvisare — dice Boccioni — tu, benchè attentissimo, acrezzavi col tuo gomito i seni della Signorina Saint-Loir. Sei un porco!

— Un porco?... Esageri. Il porco ha una pelle elastica. Buona pelle per tamburo di guerra e foot-ball!... Mentre il mio gomito sfiorava i seni della bella Saint-Loir io colpivo tutte [94] le obbiezioni nei nostri nemici. Ti difendevo con manrovesci dialettici fulminei.... Ti avverto che tengo molto alla signorina Saint-Loir appetitosissima. Stasera, siamo intesi! Lascio a te l'amica sua altrettanto appetitosa. In tutti i casi al mio «Spegniti!..» ti spegnerai rientrando e smorzando come di consueto tutti i tuoi fascini magnetici. Al tuo «Spegniti» come al solito io mi spegnerò.

Ecco inventata la nuova lingua degl'incendiari.


Fra un incendio d'arte e un incendio politico mi piace dar fuoco a gonne, eleganti.

Entro con Boccioni e Armando Mazza nell'officina di Russolo. Giallo verde rosso rosa affastellamento d'intonarumori futuristi.

Ronzare scoppiare ululare fischiare.

L'inventore sorveglia la cottura d'una pelle rumorista.

— Alt! Pianta gli acidi e i motori! Questa sera faremo una violentissima dimostrazione contro l'Austria!

Teatro Dal Verme rigurgitante. Ripresa [95] della «Fanciulla del West». Formicolante mercato delle voci italiane. Palchi gallerie loggione scatenano 6000 mani applaudenti che sembrano 3000 becchi agitatissimi di oche selvaggie. Forbiciano la musica di Puccini: strascichi arpeggiati, lasagne scodinzolanti nervi isterici violinati e zuccheri-filati rosa.

Il primo atto è finito. Alla ribalta oscilla la ghirlanda cretina dei cantanti che domandano applausi con sorrisi da mendicanti.

Nel fondo del palco la pancia di Mazza partorisce una bandiera tricolore di 8 metri quadrati. L'attacchiamo all'asta di 2 bastoni legati. Mi sporgo agitandola:

Abbassoooo l'Austriaaaa!....

Da un altro palco si sporge Boccioni con una bandiera austriaca. Un futurista la brucia. Un lembo vampante cade sulla crema dei décolletés in poltrona.

Urloooooo. Gesticolazione. Gorgo. Risacca. 200 500 600 facce inebetite. Basta!... Fuori!... Sono i futuristi!... Viva Marinetti!... Abbasso Marinetti!... Bene!... Fuori!... Bravi!... Abbassooo l'Austriaaa!... Imbecilli!... Pazzi! Pazzi!... Vigliacchi!... Silenzio!... (Puccini illuso si precipita alla ribalta).

[96]

No! No! No! Vogliamo la Marcia Reale!... Abbasso Puccini!...

Intanto Mazza col solo braccio destro teso tiene chiusa la porta trasparente del palco che 4 carabinieri + 2 delegati + 3 inservienti tentano disperatamente di aprire.

Io urloooo: «Abbasso l'Austria!...» 600 volte col ritmo e la voce di un cannone da montagna.


La sera dopo dovevamo trovarci in 30. Eravamo soltanto 11. La galleria gonfia di folla. Tepore autunnale. Tutti i tavolini fuori. Gioia pacifica di grasse famiglie intorno ai gelati centellinati.

— Troppo pochi per tentare una dimostrazione! È una pazzia! dichiara Boccioni.

— No! No! Vedrai. Tutto scoppierà. Venite. Gridate tutti forte: Abbasso San Giuliano! Abbasso l'Austria!...

Subito la squadra della polizia politica si scaglia contro noi. Pugilato furente 10 20 50 studenti s'aggrappano a me per liberarmi. Calci, pugni, schiaffi, morsi. Mi apro [97] un varco verso il centro della Galleria, cinghiale che porta appesi fox-terriers convulsi.

— Boccioni! Boccioni! piega a destra! Dentro! Dentro! fra i tavolini! Rovesciamo tutto!

Crollo universale. Tutto ruzzola e si schianta. Urli. Liquidazione di donne che svengono. Gelateria volante. Insulti sfide battibecchi. Ciaak ciaak di schiaffi. Facce sbiancate. Facce paonazze. Rossi rubinetti di nasi. Bastoni alzati.

I miei amici tirano fuori dalle mutande bandiere giallonere e le incendiano. Fuochi di gioia in 5 7 8 punti della Galleria. Traiettorie sguinzagliate di poliziotti. Fendiamo come torpediniere il mare di tavolini e rovesciamo a destra e sinistra ondate di madri di padri impazziti, schiuma di bambini calpestati.

Colautti tarchiato ma alzatissimo sulla punta dei piedi, veemente, ingrandito dal bastone agitato in alto, urla a due grassi neutralisti:

— Ecco! Ecco! mangiate in pace! mangiate i vostri gelati!

[98]

E giù legnate sul tavolo che schizza piatti bicchieri frutta e dolciumi.

La dimostrazione si gonfia dilaga.

3 Squilli. Fuga. 3 Squilli. Risacca. Fiiiiischi. 200 carabinieri. Una compagnia di fanteria arriva al passo di corsa. Un'altra tronca le 2 ali notturne della Galleria.

Siamo bloccati. Io mi svincolo. Mi ripigliano. Schizzo fuori dalle mani come un pezzo di sapone. Sono ripreso, tenuto. E via tutti a San Fedele. Incrociamo un plotone di bersaglieri. Viva l'Esercitoo!... Abbasso l'Austria!...

Nel cortile buio della Questura sento urlare Boccioni. Intuisco le ginocchiate vigliacche nella schiena e rivoltandomi spacco con un cazzotto 2 denti al delegato.

Ammanettati tutti 11 a San Vittore.

— Caro Marinetti, meriti veramente il titolo che ti hanno dato i giornali parigini. Sei veramente la Caffeina dell'Europa!

— Tu sei invece un Termosifone che tentacola sul mondo le sue tubature riscaldanti!

[99]

IN CARCERE PER INTERVENTISMO

Tra le inferriate in alto vibrano le personalità spiccate di 3 nuvole

Con questa nuvola ho viaggiato in treno

Quella riempiva i vetri della camera dove moriva mia madre

Dove sono tutti gli aeroplani del mondo?

Almeno uno

TRAPPOLA

Topo assediato da 1000 gatti

CAPPONAIA

Ironia del trattamento speciale

(ingrassarvi ingozzarvi) isolamento soddisfatto dello stomaco, che pensa per sè lontano dal cervello

Disperazione della testa che tutti dimenticano

Le gambe ridono contente

[100]

Il cervello non ha più per pareti gli orizzonti

La testa che era sconfinata si sente chiusa in un cassetto e muore

Impossile Bisogna nutrirla di libertà e di possibile

Tutti i libri mancano d'aria e di profondità

Libri quadrati = cella

Le idee schiacciate = farfalle tra le pagine quadrate

Cura minuziosa e lenta nel fare il mio letto

Notte cubica

Passo quadrato + ombra quadrata del carcere notturno + lanterna quadrata + fiamma quadrata + silenzio quadrato

Impossibile fuggire in caso d'incendio

Sforzaaarsi d'apriiire CHIUSO mi dimenticheranno qui affumicare

Tlin tatlin tatlin tatlin tatlin triiiiiiiin triiiin traac ploc ploc ploc

Tutte le celle salgono su dal fondo della settimana come da un mare colle porte-branchie [101] semiaperte alla superficie tiepida della domenica

Dlin Dlin Dlin Sole dell'altare Cristo della gioventù lontana liberissima offerto a tutte le celle

Vivere in uno dei raggi immensi del carcere come un atomo di polvere o un poeta passatista

— Avete guardata la cella?

— Sì

— Avete guardato i vetri?

— Sì

— Sono tutti sani

(in realtà sono tutti rotti)

Regno sublime dell'arbitrio nuova giustizia

Potrei uccidere quel bruto poichè sicuramente accuserebbero un altro

Ultima campanella Tramonto Saluti furibondi dei detenuti che scagliano dalle finestre la loro grande feroce solidarietà e fraternità di sfortunati non vinti

Affettuosità dei saluti osceni e violenti Uei Giuvaniiiin!... Va... da via... el cuuuu...

Uei Peder!... Va... da viaaa... iii... ciapp!... [102] Abbracci irruenti di voci che si precipitano fuori dalle inferriate presto insieme insieme folte confuse prima che la notte chiudere chiudere chiudere chiusa CHIUSA

Peso della NOTTE

Peso dei muri (8 metri di spessore) 3000 km. separano la cella dalla mia casa rossa Corso Venezia 61

Il letto gonfio sassoso pieno di punte come un torrente

Supino sono offerto alla notte rotativa che mi stampa sulla pancia il lungo illeggibile stupito giornale di stelle

Passeggiata

Risata bianca dei piccioni liberissimi sull'erba cretina putrida imbecille vigliacca

Finestra imbuti del cielo contagocce di luce

        11    29    38

Scoscendimenti della vita ripida

8 passi riempimento metodico delle ore Igiene Tutto l'esercito dei nervi irto di pensieri [103] bianchi Bisogna vincere quelle baionette interne

Bisogna vincerle

Solidità centrale dello stomaco trincerato Vacillamento del comandante sulla palma per regolare il tiro nella brezza ironica

Vampe vampe vampe di pazzia

Poter camminare vedere cambiare

Sole pioggia andare

Vedo lontanissima l'Italia come la vedevo bambino dal fondo dell'Egitto

Cella = obbedienza all'Austria = vigliaccheria tradizionale della nostra politica estera

Cella = + amore ingigantito per l'Italia

Calma e sangue freddo

Mi ricordo che Cangiullo entrando una sera in casa di miss Ragg comprese subito che nulla di divertente poteva avvenire data la presenza del colonnello La Calma sdraiato mani in tasca sul divano col poo) poo) poo) del suo avana enorme in bocca

Pluum un cazzotto alla tempia destra Cangiullo uccise La Calma

Miss Ragg si rovesciò sul letto dall'allegria agitando freneticamente le gambe strofinandosi [104] le mammelline e mostrando le cosce nude Cangiullo la prese la riprese mentre sul corpo di La Calma s'agitava la fermentazione lievito di decomposizione

Slancio degli occhi fuori dall'orbita

Naso affilatissimo sulla mortadella della bocca

Lento scivolare sornione del gilet sulla massa del ventre affollarsi di odori putridi sotto le ascelle tra le cosce

All'alba Cangiullo si scollò da miss Ragg addormentata si strofinò 3 volte gli occhi per + vedere nel vano della finestra aperta alba lividume turutumtuntan di carri

Tendina bianca oppure realmente la signorina Angoscia maestra di canto piatta zitella di carta assorbente

Cangiullo pluff craac si tuffò dentro il suo cuore squarciandola e giù dalla finestra

Eccola Eccola nella cella la Signorina Angoscia rediviva È lei o sua sorella Iole Pazzia pure piatta ma bianca ride se l'inseguo si schermisce sguiscia lungo il muro nei cantoni crede che io voglia farle il solletico Strozzarla strozzarla ma non ha collo è piatta come un foglio di carta

[105]

Tra le mie mani grossa scivolantissima anguilla del Tempo

Bromuro + cloralio

Sono imprigionato in uno dei raggi mistici della diviiiina Prigione-Società neutrale SpaccccArla SpaaAcccccarla

[107]

8ª ANIMA

[109]

Purezza

— Laaasciali! laaasciali! laaasciali! Vieni! vieni!

— Dove! Perchè! Chi mi chiama?

Sono a tre metri dalle stelle. Certamente è quella lì che mi chiama. Sento friggere il diamante liquido e scottante dei suoi undici raggi.

Nel crepuscolo ho camminato sul pavimento roseo delle nuvole che copre le Vallate. Le sento rombare sotto i piedi come le arterie di una mostruosa capitale.

Sento rombare sotto i piedi [110] interminabili treni di cannonate L'ultimo treno ha fatto saltare in aria un pezzo di rotaia fulgidissima e sibilante che ha infilzato il mio cuore come un beccafico.

— Laaasciali! Svestiti! Vuotati! e sali!

Ho sonno. Come potrò dormire? Sono così sensibile a quella tremenda voce! Spingo la mia testa e il mio busto fuori dalla baracca che porto legata alla schiena come un guscio di testuggine. Esco m'arrampico sul mio guscio ma sento il cranio, altro guscio baracca, sul cervello.

Guscio, baracca o bomba? Esplodi! esplodi!

Ghiacci scivolanti dell'anima, per quali pattinatori smisurati dell'infinito?

[111]

Quella stella mi fissa, insiste nel suo invito soave con un bestiale fragore di enormi cristalli crollanti:

— Via, via! dà un calcio! Un caaalcio a tutti i tuoi pensieri-nervi che ti legano i piedi, come cagnolini affettuosi. Slanciati su quel monte-trampolino e pluff, un gran tuffo nella pianura veneta.

— No! No! No! No! No! Rifiuto di obbedire alla gran Camera del lavoro stellare! Niente sciopero. Si lavora questa sera più che mai. Tutti i forni sono accesi nella mia vita interna. Rombo tonfo sibilo di turbine stantuffi dinamo motori a scoppio e cuori elettrici. I miei nervi sono corridoi brulicanti dove le sensazioni martellano per produrre armi munizioni, [112] contro gli imperi centrali del cielo.

Esco dal mio io per guardare a picco dall'alto di questa montagna giù in Roma come in fondo a un pozzo. Pozzo, pantano da bonificare con nuovi aratri, o cruna d'ago trascurabile poiché non abbiamo più niente da cucire.

Quella fisarmonica in baracca si lagna con tremanti losanghe viola di dolore-angoscia come la mia culla. Culla altalena per il ginnasta bimbo che diventerò. Ho nel petto l'impronta di un bel visino pallido dorato di biondina intelligente e sensuale. L'impronta è una ferita. La ferita s'allarga. Il mio corpo non è altro che l'orlo infiammato della ferita.

[113]

Ferita o trincea? Chi la difende? Il suo ricordo tenero o il suo oblio crudele? Sono puro e lurido come una trincea, volante e inchiodato, lacerato e giocondo, disperato e sereno.

Pressione timida, incalzante e frettolosa di tutti i brusii, ronzii neri fitti della notte dentro e fuori nel mio cuore. Forse nati da me? Sono un'officina che lavora giorno e notte.

Nel mio sacco a pelo coricato sul polo nord... Conto e riconto le quattro o cinque colonnine di monete d'odio-argento e le venti o trenta d'amore-oro che conservo nella cassaforte più segreta.

Ma di fuori straripa inondando tutto la Bontà immensa del Nulla scialacquatore.

Esco fuori e passeggio elasticamente [114] nella morbida serica rinuncia della notte

Gott gatt blav blavv del caffè nella mia borraccia al fianco destro.

Eleganza aristocratica della notte disinteressata e senza avarizia.

Sulle vette temo il predominio lugubre delle grandi M Montagne Madre Morale Male Martirio.

Le divine astrazioni mi bevono.

Guizzo ironicamente ma mi sento preso nella rete delle costellazioni goccianti di mercurio.

Preferisco scafandrarmi nel sonno.

Riprenderò domani con passione minuziosa quel vastissimo caldo scintillante tessuto di [115] treni città rotaie villaggi prati strade gambe-donne che si chiama pianura della vita operante saporita in bocca.

Sono un'acqua zampillante che odia gli scheletri mistici delle montagne e cerco il fondo carnoso delle valli, i pettegolezzi dei fiumi e le canzoni delle ruote da velocizzare.

[117]

Miscela delle 8 Anime esplosive

[119]

La 4ª ANIMA
Canta
dovessi avere sulla schiena e sul capo centomila due milioni un oceano, oceano di tedeschi nemici troverei la forza di rizzarmi e di sputare in viso a tutti loro gridando: «Sooono italiano!» Fiero fiero fiero fiero fiero fiero d'essere italiano!
 
Voi tutti mi fate schifo schifo SCHIIIFO!
 
Prepariamo la rivoluzione contro il lurido Codice preistorico: fogna vischio pantano camicia di forza. Bisogna pulire l'Italia!...

[120]

LA 5ª ANIMA
Canta
A Napoli quando si dice: «sei bbooona» si elogiano direttamente le cosce dell'amica.... Cara, cara.... Dolce.... mia Dolce.... che belle gambette che hai! «Sei bboona!»
 
Come mi piaci... Dolce, mangiamo non hai appetito? Questi spaghetti alle vongole... squisiti! guarda quante mammelle sulla spiaggia! Hai il sole in faccia. Mangia.... Ho fame.... di te! E sete di te.... Sì, sì, così lasciati fare... nessuno ci vede...

[121]

La 6ª ANIMA
Canta
Povera creatura! Era buona, di una bontà profonda, assoluta.
 
Il ricordo del suo viso sconvolto bruciato di lagrime mi scava il petto.
 
Tutti mi deridono perchè sono troppo buoooona!... Amo i cani, le creature fragili e le donne piccoline!...

[122]

La 7ª ANIMA
Canta
Ed ora, Via! amici! Usciamo dal teatro per la porta centrale prima che i carabinieri ce lo vietino. Tutti, tutti! Attraversiamo la platea.
 
Boccioni, hai il bastone? Io ti guarderò le spalle e tu guarderai le mie. Ho nel cervello delle nuove parole in libertà sulle risse....
 
Voglio studiare i rumori della folla. Quanto cretini quei passatisti!... Ricordati questa notte a casa di spegnerti con quella biondina che mi piace. Io non tocco le tue.
 
Su, avanti! E attenti alle spalle. I nostri nemici sono dei vigliacchi!...
 
Daaatemi una scooopa immensa per scopar via tutti i vaticani!... Siamo i divini forsennati!...
 
Si dorme bene dopo avere cazzottato dei musi di vili subdoli e malefici.

[123]

SILENZIO PAZIENTE
DELLE 8 ANIME ESPLOSIVE
CHIUSE
NELLA BOMBA DA 92 CHILI
DITTA MARINETTI

[125]

SILENZIO

IMPAZIIIIIEEEEN...

[127]

Coro delle 8 Anime esplosive

[129]

1ª ANIMA
2ª ANIMA
3ª ANIMA
4ª ANIMA
5ª ANIMA
6ª ANIMA
7ª ANIMA
8ª ANIMA
Cantano insieme
— Dovessi aver sulla schiena un oceano di tedeschi..... sputerei in viso a tutti loro gridando:
 
«Sono italiano! E Voi, tedeschi, mi fate schifo!»
 
Come mi piaci.... Dolce.... Mangia....
 
Ho fame di te!
 
— Era buona, di una bontà profonda.... Le sue lagrime.
 
— .... sputare in viso a tutti loro....
 
Sì sì, così lasciati fare... nessuno ci vede.
 
Felicità delle mie mani che toccano la tua carne nuda.
 
— Se ci affronteranno li cazzotteremo. Guardami le spalle Boccioni....
 
— dopo andremo a vedere il tuo assieme plastico.
 
Io credo si debba giungere a delle parole in libertà semplificate e chiare.
 
— Daaatemi una scooopa!...

[131]

Parabola ed esplosione della bomba

[133]

Nella 11ª Batteria Bombarde Case di Zagora

Tenente Caldera — Capopezzo, pronto?
 
Capopezzo — Primo pezzo pronto!
 
Tenente Caldera — Primo pezzo.... FOOC! (pausa — poi al telefono:) Ti ho spedito il dolce.... Bene?.... Ora ti spedisco altro dolce migliore.... Dimmi che pagliaccio hai?.... Bene grazie!.... (poi voltandosi al capopezzo:) Mi raccomando. Pulizia!.... Gratta il fondo [134] della bombarda.... È questa la bomba?
 
Capopezzo — Sì, 92 chili. Ditta Marinetti.... Contiene 8 nuovi esplosivi. Miscela futurista.
 
Tenente Caldera — Meravigliosa! La conosco. Gratta il metallo. Non ci sono venature?
 
Capopezzo — No pulitissima. Devo caricare?....
 
Tenente Caldera — Carica.
 
Capopezzo — Collo stesso alzo e la stessa direzione?....
 
Tenente Caldera — Sì, sì. Bisogna insistere. Tiriamo sempre contro lo stesso lurido trincerone austro-tedesco pieno di colera [135] pidocchi preti moralisti spie professori e poliziotti.
Attenti!... Secondo pezzo pronto?....
 
Capopezzo — Pronto!....
 
Tenente Caldera — Se.....condo..... pez.....zo
FOOC!
[137]
Tavola parolibera

[139]

INDICE

ANIMA
  Il pianoforte di guerra pag. 9
ANIMA
  Lettera di Bianca, vergine grassoccia e professoressa di botanica, ad un futurista 19
  Risposta del futurista 23
ANIMA
  La vacca malata e i giovani eroi 29
ANIMA
  Prima qualità di caucciù: Elasticità-con-tradizione, Fabbrica Caporetto-Vittorio Veneto 37
  Lettera dalla 3ª Armata in ritirata 45
ANIMA
  Lussuria 51
  Formule 53
  4 Piani di sensualità d'uno stabilimento di bagni 57
  Dialogo notturno nell'Osservatorio dell'8ª Batteria Bombarde a Zagora 69
ANIMA
  La spaventosa tenerezza 73
ANIMA
  Genio-rivoluzione 89
  In carcere per interventismo 99
ANIMA
  Purezza 109
MISCELA DELLE 8 ANIME ESPLOSIVE 119
CORO DELLE 8 ANIME ESPLOSIVE 129
PARABOLA ed ESPLOSIONE della BOMBA
  Nella 11ª Batteria Bombarde Case di Zagora 133
  Tavola parolibera 137

Opere di F. T. Marinetti

La Conquête de Étoiles, poème épique, 3e édition. Éditions de la «Plume», Paris 3 fr. 50
Destruction, poèmes. Léon Vanier, éditeur, Paris 3 fr. 50
La Momie sanglante, poème dramatique. Edizioni del «Verde e Azzurro», Milano 2 fr. 50
D'Annunzio intime, 4e édition. Edizioni del «Verde e Azzurro», Milano 2 fr. 50
Le Roi Bombance, tragédie satirique, 3e édition. Éditions du «Mercure de France», Paris 3 fr. 50
La Ville Charnelle, 4e édition. E. Sansot et C., éditeurs, Paris 3 fr. 50
Les Dieux s'en vont, d'Annunzio reste, 11e édition. E. Sansot et C., éditeurs, Paris 3 fr. 50
Le Conquête des Étoiles, 4e édition, suivie des jugements de la presse internationale. E. Sansot et C., éditeurs, Paris 3 fr. 50
Poupées électriques, drame en trois actes en prose, avec une préface sur le futurisme. E. Sansot et C., éditeurs, Paris 3 fr. 50
Enquête internationale sur le vers libre, précédée du premier Manifeste futuriste, 8e mille. Éditions de «Poesia» 3 fr. 50
Mafarka le Futuriste, roman africain (21e mille). E. Sansot et C., éditeurs, Paris 3 fr. 50
Mafarka il Futurista, romanzo, tradotto da Decio Cinti (Processato e condannato. Due mesi e mezzo di prigione all'autore). Edizioni Futuriste di «Poesia» Sequestrato
Distruzione, poema, tradotto in versi liberi, col Primo processo di «Mafarka il Futurista» (Edizioni di «Poesia») Esaurito
Re Baldoria, traduzione del Roi Bombance. Editori Fratelli Treves, Milano L. 3,50
Le Futurisme, Théories et Mouvement. 12e mille. E. Sansot et C., éditeurs, Paris 3 fr. 50
La Bataille de Tripoli, récit futuriste de la journée du 26 Ottobre 1911. Edizioni Futuriste di «Poesia» 1 fr. 50
La Battaglia di Tripoli, vissuta e cantata da F. T. MARINETTI. Edizioni Futuriste di «Poesia» L. 2, —
Le Monoplan du Pape, roman prophétique en vers libres. E. Sansot et C., éditeurs, Paris 3 fr. 50
Zang-Tumb-tumb. (Assedio di Adrianopoli) Parole in libertà. Edizioni Futuriste di «Poesia» L. 3, —
Guerra, sola igiene del Mondo. Edizioni Futuriste di «Poesia» L. 2, —
L'Aeroplano del Papa, romanzo profetico in versi liberi, traduzione del Monoplan du Pape. Edizioni Futuriste di «Poesia» L. 3,50
El Futurismo, traducción de German Gomez de la Mata y N. Hernandez Luquero. F. Sempere y C., editores, Valencia 4 reales
Futurisme, traduction russe. Éditions de «Prométhée» Saint-Pétersbourg 1 r 25 k
Noi Futuristi. Edizioni Quintieri. Milano L. 2, —
Manifesti del Futurismo. 4 volumetti dei Breviari intellettuali. Istituto Editoriale Italiano. Milano L. 8, —
Teatro Sintetico Futurista, in collaborazione con B. CORRA e E. SETTIMELLI (2 vol.) Istituto Editoriale Italiano. Milano L. 4, —
Versi e prose di S. Mallarmé, prima traduzione italiana. Istituto Editoriale Italiano. Milano L. 2, —
Come si seducono le donne. Edizioni dell'«Italia Futurista» L. 3, —
L'Isola dei baci, in collaborazione con B. CORRA. Facchi, editore. Milano L. 3, —
Democrazia Futurista, Dinamismo politico. Facchi, editore. Milano L. 5, —
8 Anime in una bomba, romanzo esplosivo. Edizioni Futuriste di «Poesia» L. 3, —

Nota del Trascrittore

Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione minimi errori tipografici.

Copertina elaborata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.