The Project Gutenberg eBook of Don Pietro Caruso This ebook is for the use of anyone anywhere in the United States and most other parts of the world at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this ebook or online at www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you will have to check the laws of the country where you are located before using this eBook. Title: Don Pietro Caruso Author: Roberto Bracco Release date: December 4, 2011 [eBook #38217] Language: Italian *** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK DON PIETRO CARUSO *** Produced by Carlo Traverso, Barbara Magni, and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net. This file was produced from images generously made available by The Internet Archive. ROBERTO BRACCO TEATRO VOLUME TERZO *DON PIETRO CARUSO* — LA FINE DELL’AMORE — FIORI D’ARANCIO — TRAGEDIE DELL’ANIMA. 3ª EDIZIONE. REMO SANDRON — Editore Libraio della Real Casa MILANO-PALERMO-NAPOLI-GENOVA Copyright by Roberto Bracco and Miss Dircé St. Cyr in the United States of America. ―――― PROPRIETÀ LETTERARIA _I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tutti i paesi, non escluso il Regno di Svezia e quello di Norvegia._ È assolutamente proibito di rappresentare queste produzioni senza il consenso scritto dell’Autore _(Art. 14 del Testo Unico 17 Settembre 1882)_. Copyright by Roberto Bracco and Miss Dircé St. Cyr in the United States of America. Off. Tip. Sandron — 148 — I — 290514. ―――― [pg!5] DON PIETRO CARUSO _Dramma in un atto_ Questo dramma fu rappresentato la prima volta al Teatro _Sannazzaro_ di Napoli, da _Ermete Novelli_, nel _novembre_ del 1895. ―――― [pg!6] [pg!7] PERSONAGGI: _Don Pietro Caruso_ _Margherita_, _sua figlia_ _Il Conte Fabrizio Fabrizi_ Voci interne. La scena è a Napoli. — Epoca attuale. [pg!8] [pg!9] ATTO UNICO. _Una stanzetta poveramente ammobigliata. In fondo, nel centro, una porta grande, e, a qualche distanza, una finestra. A destra, una specie di basso focolare rusticano con la gran cappa affumicata, il quale serve anche da caminetto. A sinistra, una porticina. Quasi davanti al focolare, una scrivania con su carte in disordine e l’occorrente per scrivere. Una credenza, una tavola rotonda, poche seggiole sciancate, un bacile sopra un treppiede di ferro, una brocca di acqua, un asciugamani. Fra la porta d’ingresso e la finestra, un umile lettuccio con su un materasso avvoltolato. Sulla credenza, la statuina colorata d’un santo con innanzi una lampada a olio._ _(È giorno, ma durante l’azione l’aria andrà lievemente oscurandosi.)_ SCENA I. MARGHERITA E FABRIZIO. _Fabrizio_ _(è seduto, con le braccia incrociate, con la faccia buia.)_ [pg!10] _Margherita_ _(è alla finestra, e parla a voce alta con una vicina.)_ Grazie, signora Punzo! _(Poi, rivolgendosi pianissimo a Fabrizio)_ Scusa. È la signora Punzo qui accanto che mi ha avvertita di tirar su le lenzuola, ch’erano a prendere aria. _(Da una funicella esteriore, ritira due lenzuola e le piega, seguitando a parlare con la vicina.)_ Se non mi aveste chiamata voi, io non me ne sarei nemmeno accorta del cattivo tempo. _Fabrizio_ _(tentenna il capo.)_ _(Lampeggia un poco e si ode qualche tuono.)_ _Margherita_ _(alla vicina)_ Ci siamo, eh! _(Pausa.)_ _La voce della vicina_ Il babbo è in casa? _Margherita_ Nossignora, sono sola... come sempre. _La voce della vicina_ Stanotte, ho sognato un bue a tre corna e un morto con la gobba. Volevo consultare Don Pietro, che di queste cose se ne intende. [pg!11] _Margherita_ Eh! Quando tornerà.... _(Chiudendo la finestra)_ Permettete. _(A Fabrizio, riponendo le lenzuola piegate sul materasso)_ Sono per il letto del babbo. Mi dispiaceva che si bagnassero. _(Un silenzio. — Ella guarda Fabrizio, gli si accosta alle spalle e gli circonda il collo con le braccia, baciandogli i capelli.)_ Dunque, è uno scherzo....¹ ¹ Nota per gli interpreti: — Fin qui, la scena deve procedere lentamente, con mollezza tutta napoletana. _Fabrizio_ _(liberandosi dalle braccia di lei)_ Non è uno scherzo, Margherita. Con te, non ho mai scherzato. Prima di risolvermi, ho molto riflettuto. Ed ho sofferto. Ora, sono irremovibile. _Margherita_ Ma io che male ti ho fatto? _Fabrizio_ Nessuno. _Margherita_ Ti sono di peso? _Fabrizio_ No. [pg!12] _Margherita_ Ti guasto la vita? Ti distraggo? T’importuno? _Fabrizio_ No, no! E questo ti prova appunto che io agisco esclusivamente a vantaggio tuo. Continuando, che ci rimetterei, io? _Margherita_ Non lo so; ma il certo è che per tenerti legato a me, io non avrei dovuto.... _Fabrizio_ _(interrompendola)_ T’inganni! _Margherita_ No, non avrei dovuto fare... quello che ho fatto. Credi ch’io sia tanto stupida da non capirlo? _Fabrizio_ Tu non capisci niente. _Margherita_ Il capriccio t’è passato. _Fabrizio_ Eccoci al solito _capriccio_! [pg!13] _Margherita_ Capriccio! Capriccio! Se fosse stato amore.... _Fabrizio_ Va’ là che non s’è ancora saputo se l’amore sia un capriccio che dura troppo, o se il capriccio sia un amore che dura troppo poco.... Non capisci niente, ti dico. Io sento per te, oggi, ciò che sentivo un mese fa. _Margherita_ Si vede! _Fabrizio_ Non si vedrà, pazienza! Ma è così. E perchè dovrebb’essere altrimenti? Tu sei diventata anche più bellina, più graziosa, più docile. E, anzi, è la tua stessa docilità quel che maggiormente mi fa paura. Sì, il venire qui, di nascosto, come ho fatto finora, a guisa di un mariuolo o di uno sciocco, per una persona della mia posizione sociale non è bello; e il rischio di trovarmi tra i piedi un uomo della risma di tuo padre non è mica divertente: ma, via, non di questo mi preoccupo... perchè non sono un egoista. Io mi preoccupo di te, Margherita, di te. Tu ti sei lasciata andare senza prevedere le conseguenze. Cerchiamo di prevederle almeno ora. C’è tanti guai da evitare. Evitiamoli. Se stringessimo di più i nostri vincoli, non ne saresti tu, poverina, l’unica vera vittima? _(Pausa.)_ Tutto quello che è accaduto tra noi non lo metteremo in piazza nè tu nè io. E, facendo il sacrifizio [pg!14] di separarci — ed è per me un gran sacrifizio, Margherita — ce la saremo cavata il meglio possibile. _Margherita_ Si direbbe che non mi conosci, Fabrizio! Tu credi, senza dubbio, di parlare con un’altra donna, con un’altra Margherita. Dici che io sarei l’unica vittima? Ma di chi? Ma di che cosa? Io non sarò vittima di nessuno e di nulla se tu non mi abbandoni; e una tua parola, una tua parola affettuosa, un tuo bacio, una mezz’ora della tua presenza potranno farmi sopportare allegramente tutti i guai che tu temi, tutte le conseguenze che prevedi. _Fabrizio_ È inutile: non mi convinci. _Margherita_ Io ti risparmierò qualunque imbarazzo, qualunque noia, qualunque fastidio.... _Fabrizio_ Ed io invece ho il dovere di risparmiarti la pubblicità del fallo... e,... chi sa,... molte sofferenze morali... e... materiali... di cui tu non hai neppure una vaga idea. _Margherita_ Ma giacchè io sono pronta a tutto, perchè te ne preoccupi tu? [pg!15] _Fabrizio_ Perchè non voglio avere altri scrupoli di coscienza! _Margherita_ E se non vuoi avere altri scrupoli di coscienza, non devi lasciarmi morire di crepacuore! _La voce del portinaio_ _(viene di giù, dal cortile, fioca e cadenzatamente stentorea)_ Signorina Margherita... signorina Margherita!... _Fabrizio_ Auff! Che c’è ancora? _Margherita_ È il portinaio che mi chiama. _(Rassegnata, riapre la finestra e si ode il rumore della pioggia. Ella si mette un fazzoletto sulla testa e si affaccia.)_ _La voce del portinaio_ Il signor Chianese, può salire? _Margherita_ Non lo sapete che sono chiusa in casa? _Fabrizio_ Bada che mi ha visto entrare. [pg!16] _Margherita_ _(a Fabrizio)_ Che novità! Lo so; ma le mance perchè le piglia? _La voce del portinaio_ Credevo che Don Pietro fosse rincasato. _Margherita_ No, non è rincasato. _La voce del portinaio_ Il signor Chianese vuole quella lettera che Don Pietro gli aveva promessa. A me non ha dato niente. L’avrà dimenticata sulla scrivania. _Margherita_ Vedrò. _(Cerca sulla scrivania inutilmente. Torna alla finestra.)_ Sulla scrivania non c’è nessuna lettera. _La voce del signor Chianese_ _(un po’ balbuziente)_ Allora, dite a Don Pietro, da parte mia, che è un furfante e un mancatore di parola. _Margherita_ Di queste imbasciate non gliene faccio, al babbo. _(Chiude in fretta la finestra.)_ _(Un silenzio.)_ [pg!17] _Fabrizio_ Io me ne vado, Margherita. Tuo padre poco può tardare e una sorpresa proprio all’ultimo sarebbe un bel grattacapo per tutti e due. Questa è la chiave _(cavando una chiave da una saccoccia e mettendola sulla tavola)_ che è stata, disgraziatamente, la nostra complice; e io te la consegno, vedi, per non avere più la tentazione di venire a trovarti in segreto. Buttala via, o nascondila. Io ti auguro... che nessun altro debba servirsene. _Margherita_ Fabrizio!... _Fabrizio_ Eh, mia cara, soltanto chi è bestialmente fatuo può credere di essere il solo a meritare una donna! _(Pausa.)_ Io tornerò più tardi per aggiustare certe faccende con Don Pietro. Il suo lavoro elettorale mi è stato disastroso, ma io non me ne lamenterò, e c’intenderemo egualmente.... _(Indi, prendendo il cappello)_ Sicchè... addio Margherita.... _Margherita_ Fabrizio, riprenditi quella chiave. _Fabrizio_ Margherita, non tentarmi.... _Margherita_ Riprendila... riprendila... Non togliermi ogni speranza. [pg!18] _Fabrizio_ No... no... Bisogna troncare! _Margherita_ _(afferrandogli le braccia e trattenendolo)_ Senti, Fabrizio..... ti voglio dire un’altra parola... Senti..... _Fabrizio_ È tardi.... Lasciami.... Ne riparleremo.... _Margherita_ Ma quando, ma come ne potremo riparlare? _Fabrizio_ Ne riparleremo... ne riparleremo.... _(Si svincola ed esce richiudendo la porta.)_ _Margherita_ _(piange silenziosamente. Poi, balbetta singhiozzando_:) Sì, sì, «ne riparleremo».... Parole!... Parole!... _(Piange ancora, prende la chiave e la intasca. Indi, versa dell’acqua nel bacile, si lava gli occhi e se li asciuga. Apre la credenza, ne trae una tovaglia e dei piatti e comincia ad apparecchiare la tavola.)_ [pg!19] SCENA II. MARGHERITA, PIETRO. _Pietro_ _(è su per le scale, cantando rocamente l’aria del «Trovatore» e intercalandovi molte pause:)_ Sconto col sangue mio.... _Margherita_ _(tra sè)_ Il babbo.... _Pietro_ _(la cui voce va avvicinandosi)_ L’amor che pósi in te! Non ti scordar di me! Non ti scordar di me! _La voce della vicina_ _(chiamando:)_ Ohè, Don Pietro! Don Pietro!... Siete voi? _Pietro_ Pare. In che posso servirvi, signora Punzo? _La voce della vicina_ Favorirmi sempre. Volevo pregarvi: stanotte, in sogno, un morto con la gobba e un bue a tre corna. Che mi dite? Che numeri devo giocare? [pg!20] _Pietro_ È chiaro: il morto con la gobba 47 e 57, il bue 77, e metteteci il 3... per le corna. _La voce della vicina_ Grazie! _Pietro_ Niente, per ora. Ma raccomandatevi ai santi protettori del lotto pubblico...: devono essere parecchi: e ci rivedremo a vincita fatta! _(Ricomincia a cantare, ripigliando il motivo press’a poco dove l’ha interrotto_:) Non ti scordar di me! E.. le.. o.. noo... ra! E... le... o... nora... _(Si sente un poco il rumore della chiave nella serratura. La porta si apre subito. Egli entra.)_ Eleonora, addio! _(Richiude la porta col lucchetto, e si avanza a passi gravi, solennemente comico. Il lungo soprabito col frusto bavero alzato e l’unto cappello a tuba grondano acqua. Ugualmente inzuppati sono i calzoni dagli orli rossi e le scarpe scalcagnate.)_ _Margherita_ In quale stato! _Pietro_ In quale stato? [pg!21] _Margherita_ Sei fradicio, babbo! _Pietro_ Lo credo, io! Non senti che pioggia?!... Brrrr.... _Margherita_ E il tuo ombrello? E il tuo pastrano? _Pietro_ Prima di tutto, ragioniamo. _(Il verbo «ragionare» gli corre spesso alla bocca, pronunziato lievissimamente come se gli scivolasse dalle labbra.)_ Appena ho messo la chiave nel buco della serratura, la porta si è aperta. _(Quasi serio, mostrando la chiave che ha in mano)_ Come va questa faccenda? _Margherita_ _(con simulazione)_ Come vuoi che vada? Quando sei uscito, avrai dimenticato di chiudere bene. Sei così distratto! _Pietro_ Anche questo può darsi. Brrr.... L’umido mi penetra nelle ossa.... _Margherita_ Mio Dio! [pg!22] _Pietro_ Ci hai delle legna per fare un po’ di fuoco? _Margherita_ Non so.... _(Esce a sinistra.)_ _Pietro_ _(agitando il cappello affinchè l’acqua possa colare — riflette:)_ Anche questo può darsi. La distrazione è il solo connotato che distingua l’uomo dalla bestia! _Margherita_ _(di dentro)_ Per fortuna, ce n’è delle legna. _Pietro_ _(continuando tra sè:)_ Difatti, la capra, la volpe, il cavallo, l’asino sono mai distratti? Nossignore! _(Dopo avere asciugato il cappello con un fazzoletto, mette l’uno e l’altro sul cornicione della cappa.)_ _Margherita_ _(entra con le legna e si adopera ad accendere il fuoco.)_ _Pietro_ _(togliendosi il soprabito)_ Brava la mia Margherita! _Margherita_ Sono ancora i resti della panchetta fracassata. [pg!23] _Pietro_ E allora, siano benedette le spalle sulle quali la fracassai! _(Distende il soprabito sulla spalliera di una seggiola accanto al fuoco.)_ _Margherita_ _(ginocchioni, intenta alla bisogna)_ Ma del pastrano e dell’ombrello, babbo, che ne hai fatto? _Pietro_ Sei un gran tipo, tu! Quando sono uscito, pioveva, forse? No. E dunque che bisogno ne avevo? _Margherita_ Per altro, hai portato via ombrello e pastrano. _Pietro_ Naturale! _(Prende dall’attaccapanni una lunga giacca vecchia, tutta sudiciume e tutta rappezzature.)_ E li ho utilizzati. _(Infilando la giacca)_ Questa invece non c’è più da utilizzarla. Se andassi ad offrirla al Monte di Pietà mi riderebbero in faccia, e ne avrebbero il diritto. _Margherita_ _(alzandosi)_ Come! Hai pegnorato?... _Pietro_ _(con fierezza)_ Ombrello e pastrano. Beninteso! O bella! Per chi mi pigli? Pegnoratissimi!... La giornata si annunziava così scarsa.... [pg!24] _Margherita_ _(mite)_ Eppure, avevi promesso di comperare da pranzo. _Pietro_ Precisamente perchè io sono un uomo di risorse! Che diamine! _Margherita_ _(con dolce rimprovero)_ Babbo! Babbo! _(Riprende ad apparecchiare la tavola.)_ _Pietro_ _(cavando dalle saccocce del panciotto una pipa e dei mozziconi)_ Ma... non ti dar pena, Margherita, perchè... grazie a Dio _(tritola i mozziconi)_.... Sì, dico, grazie a Dio, il pranzo non c’è. Questo è innegabile! Però, qualche volta, il pranzo viene giù dal cielo come l’acqua. Non sempre, veh!... Ho detto: «qualche volta». Chi sa!... Aspettiamo. _Margherita_ _(siede presso la tavola, appoggiandovi un gomito e posando sulla mano il capo.)_ _Pietro_ _(carica la pipa, l’accende con un piccolo tizzo preso dal focolare, e, fumando, siede tra il fuoco e la scrivania.)_ Oh! Benone! Così. _(Canticchia_:) «Sconto col sangue mio.... L’amor che pósi in te....» _(Un breve silenzio.)_ Riconosco che ho sbagliato.... Non lo nego.... Ma il mio piano aveva i [pg!25] suoi pregi. Perchè, vedi, dopo l’operazione bancaria del pegnoramento, io ho... ragionato: «piuttosto che aspettare l’ora del pranzo con queste poche lire in mano, mettiamole a profitto e facciamole moltiplicare». Il capitale ozioso, mia cara, è una immoralità. Questa è la mia convinzione, e, tanto, non la cambio! Senonchè, mi sono ricordato che ero in pieno venerdì, e, prima di andare avanti, ho voluto prendere le debite precauzioni contro la jettatura della mala giornata. Ho stralciato una quota esigua dal capitale e mi sono provvisto di... _(mettendo fuori un gran cornetto_ rosso) non so se mi spiego! Corallo vero non è, badiamo, chè, già, la qualità poco importa. Un corno deve essere un corno! Su questo mondo, la forma è tutto! E con l’amico in saccoccia, sono andato a... tu lo capisci, eh? Sono andato.... _Margherita_ A giocare, babbo, a giocare.... _Pietro_ Giocare! Giocare!... Che significa giocare? Diciamo: a negoziare. Orbene, ho negoziato.... _Margherita_ E hai perduto. _Pietro_ Ma sai perchè?... Perchè non avevo più quattrini. Il corno, poverino, non ce n’ha mica colpa! Niente affatto! Se avessi continuato, se avessi potuto continuare, perbacco, _(animandosi, si alza)_ stai pur [pg!26] tranquilla, Margherita, che le cose sarebbero andate altrimenti! _(Fremendo di voluttà e di rabbia)_ Oggi mi sentivo la fortuna in pugno; me la sentivo qui, qui, _(mostra le mani)_ e, credimi, Margherita, credimi, avrei avuto il coraggio di arrischiare non le vergognose cinque lire, maledetta la miseria!, ma migliaia di sterline belle e sonanti, e, come della luce del sole, per Satanasso!, sarei stato sicuro di saperle centuplicare. _(Pausa.)_ Sarà per un’altra volta. Per oggi, contentiamoci di riscaldarci. Lui _(al soprabito)_ ci dà il buon esempio. _(Mutandone la posizione sulla seggiola affinchè si rasciughi da tutte le parti)_ Guarda, Margherita: sempre lo stesso, lui, da tanti anni! Perde il pelo, questo sì, ma non il vizio, per la semplice ragione che lui vizi non ne ha. _(Sospirando, risiede.)_ Camperà più di me, è vero: ma non lo invidio per questo. Margherita, in fondo alla credenza troverai mezza bottiglia di Cognac. Abbi pazienza, portamela qui.... _Margherita_ _(rassegnata, prende nella credenza la bottiglia e un bicchierino e glieli pone dinanzi, sulla scrivania.)_ _Pietro_ Ne vuoi? _Margherita_ No, babbo. _(Si allontana.)_ _Pietro_ _(riempie il bicchierino, beve di un fiato e tossisce strascicatamente come per grattarsi la gola.)_ Di’: sei in collera con papà tuo? [pg!27] _Margherita_ Mai. _Pietro_ Vieni qua. _(Margherita gli si accosta. — Egli la carezza.)_ Non credere che io non ci pensi a te. Calcolavo sul conte Fabrizi. Mi sono affacchinato per lui, in queste elezioni. È restato a terra.... Che ci posso fare? Ma il compenso verrà... verrà. È un galantuomo il conte, ed è per questo che non voglio importunarlo.... Intanto, ci ho in prospettiva una buona dozzina di affari coi fiocchi: il tentativo con la vedova Verrusio, la vendita Stefanelli — e lì c’è da infinocchiare mezzo mondo!; — la causa Marotta; — e il signor Francesco Marotta se vuole la mia testimonianza sa come deve regolarsi. — Che altro? Ah! l’affare Perrotti.... Quello poi è sicuro... La copia del suo progetto è nelle mie mani, e.... _(Pentendosi di aver detto troppo)_ Milioni non ne verranno, no; ma, via, certamente, ci sarà, per esempio..., ci sarà da comperare _(tirando a sè Margherita)_ quella magnifica stoffa a strisce... che il De Simone spampana nella sua vetrina.... Santi numi, che stoffa! Ecco una stoffa che mi piace. E non è tutto! Compreremo anche un cappello grande... con uno di quei nastri... con una di quelle piume... con uno di quei ciuffoni di fiori..., non so, ma ha da essere un cappello così straordinario da farti sembrare meglio di una principessa.... E andremo a spasso, andremo; e la gente, per la strada, dovrà guardarci a bocca aperta, e di buona o di mala voglia dovrà esclamare: Ohè, com’è elegante la figliuola di Don Pietro Caruso! _(Pausa. — Con malinconia)_ Già, tu non ci vuoi mai venire a spasso con me. Si direbbe... che te ne vergogni. [pg!28] _Margherita_ Che idee! _Pietro_ Sì, sì: te ne vergogni. Io sono uno sciamannato.... Vesto tanto male! Mi sono sempre vestito male! E perciò quand’ero studente e declamavo sui marciapiedi, mi chiamavano il _filosofo_. Ora mi chiamano il _galoppino_. Le attribuzioni sono diverse, ma il vestiario è lo stesso. E poi... e poi... le mie conoscenze non ti garbano. Quelli che mi salutano per la via non ti vanno a genio. D’altronde, se conoscessi delle brave persone, starei fresco. Le brave persone sono così inutili! Ma tu non dovresti dartene troppo pensiero. Sei una ragazza onesta tu? E che te ne importa degli altri? Pensa ai casi tuoi. Una ragazza che non va a spasso non trova marito. _Margherita_ _(lievemente infastidita, gli volge le spalle.)_ _Pietro_ E tu devi trovarlo! _(Pausa.)_ Ah, Margherita! Io sono molto logoro, lo vedi, molto logoro! E tu avrai bisogno di un compagno, di un sostegno. Altrimenti, quando io me ne vado, _(con la mano accenna alla morte)_ come farai, figlia mia adorata, come farai? _Margherita_ _(asciugandosi una lacrima)_ Finiscila, babbo! [pg!29] _Pietro_ È da molto tempo che dovevo ragionare con te di queste cose. Come farai?... Tu non puoi lavorare.... Non sai lavorare.... _Margherita_ Imparerò.... _Pietro_ _(con uno scatto energico)_ Io non lo voglio! _Margherita_ Te l’ho chiesto in grazia tante volte.... Permettimi di imparare. _Pietro_ _(con violenza)_ Mai! mai! mai! _(Poi, animandosi sempre più)_ Imparare! Come si fa ad imparare? Ah, lo so! Si sta tutta la giornata fuori della propria casa, in un laboratorio qualunque, dove si parla... di tutto, dove le ragazze si guastano tra loro, dove una sola di esse cattiva o corrotta basta a corrompere tutte le altre, e dove l’esempio di quelle che fanno il comodo loro e che se la godono è una tentazione perenne, a cui non è facile sottrarsi.... _(Con gli occhi spauriti)_ Si esce di lì, stanche, eccitate; si trovano sul canto della via i fratelli, gli innamorati delle compagne... e tutti i birbanti pronti a profittare delle prime irrequietezze d’un piccolo essere sensibile ed inesperto.... E la tentazione diventa più acuta, più insidiosa, più incalzante, più prepotente... ed ecco che da una parte [pg!30] s’impara a lavorare e dall’altra s’impara a transigere e ad avere nuove aspirazioni, a desiderare, a fantasticare... a perdersi!... Povere fanciulle!... Il cammino libero, quello del lavoro, quello dell’indipendenza, non vi sarà consentito, no, finchè noi uomini nasceremo con l’istinto d’inoculare nella donna tutto il veleno che può renderla più idonea al nostro egoismo. Ricòrdatelo, Margherita! Gli uomini sono vili, sono vili, sono vili!... Se io ti permetto d’andar fuori per provvedere alla tua esistenza, essi, che sono lì in agguato, non avranno pietà di te... non ne avranno di me. No, Margherita! _(Abbracciandola, quasi difendendola cupidamente)_ No, Margherita mia.... No! No! Papà tuo ti vuole come sei.... Il tuo onore, il tuo onore è il suo riposo, è la sua luce, è la sua aria, è il suo alimento, è l’unico filo, l’unico che ancora lo leghi alla vita! _(Tossisce. — Pausa.)_ E tu, per dare una consolazione a tuo padre, devi maritarti. Ragioniamo. L’andare attorno, alla ricerca d’un marito, non ci garba? Be’! Tanto meglio! Aspetteremo che il marito venga da noi. Le richieste non mancano. Non te ne sei accorta che Biagio mi sta alle calcagna? _Margherita_ Ah! L’antiquario.... _Pietro_ _(rifacendo la voce un po’ nasale di Biagio)_ «Don Pietro, parlate con Margheritina.... Don Pietro, ditele che io ho una grande tenerezza per lei....» _Margherita_ Sì, sì.... [pg!31] _Pietro_ Bello non è, e neppure giovanissimo.... Ma ha una buona clientela, è un negoziante intemerato, vende per roba antica tutto ciò che gli pare e piace.... Insomma, è un uomo per bene che ha parecchie dita di cervello e, all’occorrenza, ha anche tanto di cuore. Ieri, poveretto, voleva per forza prestarmi cinque lire.... _Margherita_ _(con un repentino moto d’orrore)_ E tu le prendesti?! _Pietro_ _(calorosamente, in uno slancio irruente di protesta orgogliosa)_ No che non le presi, perdinci! Da lui, no, mai!... Appunto perchè so che ti vuol bene! _(Un silenzio.)_ Dunque, Margherita?... _(Si picchia alla porta comune con le nocche delle dita)_. _Pietro_ Chi è? SCENA III. PIETRO, MARGHERITA, FABRIZIO. _Fabrizio_ _(di fuori)_ Son io, don Pietro. _Pietro_ _(con giubilo)_ Non è la voce del signor conte? [pg!32] _Margherita_ _(turbandosi)_ Mi pare di sì. _Pietro_ Apri, apri. _Margherita_ _(alza il lucchetto e si ritrae.)_ _Fabrizio_ _(facendo capolino)_ È permesso? _Pietro_ _(andandogli incontro, cerimonioso)_ Avanti, avanti, signor conte.... Siete in casa vostra, lo sapete. _Fabrizio_ _(avanzandosi)_ Vi saluto, Don Pietro. _(Con un cenno del capo)_ Signorina.... _Pietro_ È la pioggia che vi mena da queste parti? _Fabrizio_ Avete ragione, sono manchevole.... _Pietro_ Non dico per questo. _(Gli toglie di mano il cappello.)_ Margherita, una sedia.... [pg!33] _Fabrizio_ No, no... Me ne vado subito.... Ho da recarmi a Roma, e forse più lontano,... e ho stabilito di partire stasera, col treno delle sei e quaranta.... _Margherita_ _(ne ha una scossa.)_ _Pietro_ Ah? Di partenza? _Fabrizio_ Sì, e giacchè debbo sbrigare ancora qualche faccenda a casa.... _Pietro_ C’è tempo, c’è tempo.... Ma, del resto, eccomi a voi. Quali comandi, signor conte? _Fabrizio_ Nessuna preghiera, don Pietro. Prima di partire, desidero di saldare quel conticino. _Pietro_ _(giubilante e affaccendato)_ Caro signor conte, voi siete un portento... voi siete un prodigio.... Margherita, una sedia, t’ho detto.... Che cosa fai lì, come una statua? _Fabrizio_ Non ce n’è bisogno, don Pietro.... [pg!34] _Margherita_ _(tremante e con lo sguardo rivolto altrove per non lasciarsi scorgere, gli avvicina una seggiola.)_ _Fabrizio_ Grazie, signorina. _Pietro_ _(portando la seggiola presso la scrivania)_ Qui, qui! _(Quasi costringendolo a sedere)_ Accomodatevi, ve ne prego. _Fabrizio_ Sì, ma non perdiamo tempo. _Pietro_ Eh, che volete! La sorpresa... il piacere.... Voi non potete immaginare come arrivate opportuno.... _(Sedendo dall’altro lato della scrivania)_ La manna nel deserto!... E tu, Margherita, non salti dalla gioia? _Margherita_ _(tenta di sorridere.)_ _Pietro_ _(a Fabrizio)_ È commossa. Vedete, non ho vergogna di dirvelo: senza di voi, oggi, io e lei avremmo passata la giornata così... a bocca asciutta. [pg!35] _Margherita_ _(siede presso la tavola, a lavorare all’uncinetto, sempre perplessa, sofferente, con le orecchie tese.)_ _Fabrizio_ Cioè, a bocca asciutta, no, perchè questa è una bottiglia di Cognac. _Pietro_ Posso offrirvi? _(Ne versa nel bicchierino.)_ _Fabrizio_ Grazie, no. _Pietro_ Alla vostra salute! _(Beve e tossisce.)_ _Fabrizio_ Non bevete, don Pietro; dobbiamo parlare di affari. _Pietro_ Per me, oramai, è come l’acqua. Sono all’ordine, io. _(Apre un registro sulla scrivania.)_ _Fabrizio_ _(cava di tasca qualche carta. — Piano:)_ Vorreste pregare la signorina di allontanarsi un poco? [pg!36] _Pietro_ _(forte)_ Oh, non vi preoccupate! Quella lì non ci disturba. _Margherita_ _(subito)_ No davvero. _Fabrizio_ Tuttavia.... _Pietro_ Niente, niente. Lasciatela stare. _Fabrizio_ _(malvolentieri)_ Come volete. _Pietro_ Il conto completo delle spese fatte nella settimana precedente alle elezioni ve lo mandai martedì, e, se non sbaglio, è quello che avete in mano. _Fabrizio_ Perfettamente. _Pietro_ E dovete convenire che, fra tutti i vostri collaboratori elettorali, don Pietro è stato il più economico. [pg!37] _Fabrizio_ Economico, così così. _Pietro_ Oh! oh! Mi date un dolore.... _Fabrizio_ Veniamo al _quatenus_, se non vi dispiace. _Pietro_ Veniamoci. _Fabrizio_ Secondo la vostra noticina, la somma che vi versai il giorno sette fu tutta esaurita. _Pietro_ I cento voti che vi promisi li avete avuti sì o no? _Fabrizio_ Va bene, li avrò avuti. _Pietro_ E la neutralità di quel camorrista di Attanasio Belfiore dovevo o non dovevo ottenerla a qualunque prezzo? _Fabrizio_ Ma va benissimo.... [pg!38] _Pietro_ Le carrozze che servirono a portarvi tutti gli elettori sciancati e paralitici, dovevo o non dovevo pagarle? _Fabrizio_ _(spazientito)_ Ho capito, don Pietro, ho capito.... _Pietro_ E non lo sapete che feci risuscitare otto morti affinchè venissero a votare per voi? _Fabrizio_ O Dio, don Pietro, finiamola! _Pietro_ Volevo ragionare, volevo. _Fabrizio_ Ma che ragionare! Abbiamo assodato che quella somma fu esaurita?... _Pietro_ Sissignore. _Fabrizio_ E non ne parliamo più. C’è stata qualche altra spesa che per caso abbiate dimenticata? [pg!39] _Pietro_ Siete d’una delicatezza degna del nome che portate. Un momentino. _(Legge nel registro, mormorando:)_ «Conte Fabrizio Fabrizii... Conte Fabrizio Fabrizii... Conte Fabrizio Fabrizii»... _(A lui)_ Nessun’altra spesa, signor conte. _(Altero di questa sua risposta)_ Cheh!... Questo significa aver le mani pulite! _Fabrizio_ _(si stringe nelle spalle)_ Sicchè, ora non mi resta che compensarvi di tutto ciò che avete fatto per me. Se il risultato non è stato quello che voi più di tutti mi facevate sperare, io non ve ne serbo rancore. Anzi... desidero di remunerarvi largamente... molto largamente.... _Pietro_ _(il cui volto s’irradia)_ Signor conte! _Margherita_ _(ascolta impallidendo.)_ _Fabrizio_ ... Anche perchè... mi avete resi tanti altri favori.... _Pietro_ Servigi sempre. _Fabrizio_ ... e il vedervi, proprio ora, ridotto in queste condizioni.... [pg!40] _Pietro_ Agli estremi! agli estremi! _Fabrizio_ ... mi rattrista, mi fa male.... _Pietro_ Troppo buono! _Fabrizio_ Sì, voglio lasciarvi _(sottolineando le parole, affinchè Margherita comprenda)_ una grata memoria di me; e, uscendo da questa casa, voglio sapervi lieto, voglio sapervi felice... insieme con la vostra figliuola. _Pietro_ _(inebriandosi)_ Non senti, Margherita? _Margherita_ _(cui manca la voce)_ Sì, sento, babbo. _Pietro_ _(a lui)_ È commossa. _Fabrizio_ Ma intanto... ho da chiedervi un ultimo piccolo favore. _Pietro_ Ordinate. [pg!41] _Fabrizio_ _(pianissimo)_ Voi, di certo, non avrete distrutte alcune lettere mie riguardanti qualche affaruccio,... In esse non c’è nulla di grave... Nondimeno,... se me le renderete, io, francamente,... starò più tranquillo. _Pietro_ _(abbassando la voce più di lui)_ Mi offendete. _Fabrizio_ Via, don Pietro, ci conosciamo.... _Pietro_ Io non so che cosa intendiate dire, ma,... per non contrariarvi... _(apre un cassetto della scrivania, e cerca)_ obbedirò. _(Dandogli un pacchetto di carte)_ Ecco le vostre lettere. _Fabrizio_ _(dopo averle contate)_ Oh, bravo! Così mi piace! _(Si alza.)_ _Pietro_ _(con premura e smarrimento)_ Come!! Ve ne andate? _Fabrizio_ _(amaro e fiero)_ Adesso siete voi che offendete me! [pg!42] _Pietro_ Eh! Potrei rispondere alla mia volta che... ci conosciamo.... _Fabrizio_ Siete un impertinente! _Pietro_ _(mutando)_ Ma appunto perchè ci conosciamo, io ho piena fiducia nella vostra parola. _Fabrizio_ _(contenendosi)_ Ciò non mi commuove che mediocremente. Sorvoliamo. _(Pausa. — Cavando fuori una busta)_ Questa busta è per voi. _Margherita_ _(più che mai inquieta, guarda con la coda dell’occhio.)_ _Pietro_ _(avidamente tende le mani.)_ _Fabrizio_ Prima di prenderla, però, voi mi dovete promettere, mi dovete giurare che non sciuperete questo danaro per i vostri vizii e per le vostre solite stravaganze. _(Con gentilezza e con sincera bontà)_ Vi parlo da amico, don Pietro. Ricordatevi che avete una figliuola grande e che tutto ciò che sperperate è tolto a lei, verso cui avete dei sacri doveri. [pg!43] _Pietro_ _(umilmente)_ Nella vostra voce c’è qualche cosa di buono e di affettuoso a cui non sono abituato. Ve ne ringrazio, signor conte... E io vi giuro sul mio ono... _(s’interrompe, mortificato; indi, si corregge)_ vi giuro... sull’onore di Margherita.... _(Come per un fluido magnetico, s’incontrano gli sguardi, furtivi, di Margherita e di Fabrizio_.) _Pietro_ _(continuando)_... che questo danaro, dal quale sottrarrò appena quel poco che è necessario alle esigenze momentanee, sarà conservato, scrupolosamente... per lei. _Margherita_ _(si leva, frenandosi e parlando senza fiato)_ No, babbo.... Io... non potrò mai permettere che.... _Pietro_ _(con giocondità)_ Silenzio, tu! Quello che potrai permettere lo saprai più tardi. _Fabrizio_ A voi, don Pietro. _(Gli consegna la busta.)_ _Pietro_ _(col cuore palpitante apre la busta e subito il suo volto si anima e i suoi occhi brillano di stupore e di ebbrezza.)_ Signor conte!... Che cos’è questo?!... [pg!44] Ma io sogno!... Io non merito tanto! _(Mostrando con la mano in alto, in preda ad una gioia pazza, i biglietti di banca)_ Margherita! Margherita! _Margherita_ _(si sorregge alla tavola.)_ _Pietro_ _(spaventato)_ Margherita!... Figlia mia!... Tu sei pallida.... _Margherita_ _(ritrovando la forza nella sovraeccitazione)_ Babbo, tu non devi accettare quel danaro! _Pietro_ Non devo accettarlo? O scherzi, o impazzisci! _Fabrizio_ Non le date retta, don Pietro! _Margherita_ _(gridando)_ Non devi, non devi accettarlo! _Pietro_ _(dilatando le pupille)_ Non devo accettarlo? _(Invaso dal dubbio atroce)_ Ma perchè?... Ma perchè?... _(Un silenzio.)_ Margherita? Parla, parla: perchè non devo accettare il suo danaro?... [pg!45] _Margherita_ Non lo hai ancora compreso?! Ebbene, te lo dico io.... _Pietro_ Parla! _Margherita_ _(prorompendo)_ Perchè esso è il prezzo della mia colpa.... _Pietro_ _(disperatamente, gettando via il danaro)_ No! _Fabrizio_ Tacete, Margherita! _Margherita_ Perchè esso è il prezzo del mio peccato.... _Pietro_ No! No! _Margherita_ _(con lacerante veemenza)_ È il prezzo del mio povero amore, del mio amore sciocco e insensato, ed è ciò che egli paga, intendi?, è ciò che paga a me e a te per avere il diritto di licenziarmi come si licenzia la serva di cui non si ha più bisogno! [pg!46] _Pietro_ _(alla figlia, sentendosi strozzare dal dolore e dall’ira)_ Esci.... Esci di casa mia.... Esci.... Vattene... Mi fai ribrezzo!.... _Margherita_ Babbo! _Pietro_ Mi fai ribrezzo!... Vorrei essere cieco per non vederti, vorrei essere sordo per non udire la tua voce. _(Terribile)_ Esci! _Fabrizio_ Vi prego, don Pietro.... _Pietro_ Non parlo con voi, signor conte. _(A Margherita)_ Esci! _(Restano tutti e tre qualche momento in silenzio, come paralizzati.)_ _Margherita_ _(lenta e dimessa, singhiozzando, si avvia per uscire.)_ _Pietro_ _(con un impeto subitaneo)_ No, aspetta! _(Supplichevole)_ Aspetta! _(Pausa.)_ Te ne andavi davvero, eh?... Dove andavi?... _(Sottovoce)_ Le strade [pg!47] sono piene di pericoli... e, tra poco... _(avendone un brivido)_ sarà notte.... _(Poi, rivolgendosi risoluto a Fabrizio)_ Signor conte, voi non mi lascerete così la mia figliuola. _Fabrizio_ _(cortese)_ Don Pietro, innanzi a lei non possiamo parlare liberamente. _Pietro_ È giusto. _(A Margherita)_ A te: hai inteso? _Margherita_ Sì. _Pietro_ _(la prende per un braccio, e, con lieve violenza, la conduce verso la porta a sinistra, parlandole all’orecchio concitatamente:)_ Mi hai confessato tutto? _Margherita_ _(sempre singhiozzando)_ Tutto. _Pietro_ Non hai altro da dirmi? _Margherita_ Niente altro. [pg!48] _Pietro_ Non hai conosciuto che lui? _Margherita_ Lui! Lui!... Il solo! _(Via.)_ SCENA IV. PIETRO E FABRIZIO. _Pietro_ _(chiude l’uscio, raccoglie i biglietti e li porge a Fabrizio in atto quasi di preghiera.)_ Riprendete, signor conte.... _Fabrizio_ _(pazientemente, scrollando il capo, intasca i biglietti.)_ _Pietro_ Ora, potrete rispondere. Voi non me la lascerete così la mia figliuola. _Fabrizio_ Don Pietro, io non vi capisco. _Pietro_ _(tutto tremante nella voce)_ È tanto semplice, è tanto naturale, è tanto chiaro.... [pg!49] _Fabrizio_ Gli è che siete troppo eccitato. Parleremo con più calma un’altra volta. _Pietro_ Ma qui non si tratta d’un qualche affare che riguardi voi e me. Qui si tratta di lei, della mia creatura,... infame sì, ma sventurata.... E noi non abbiamo il diritto di prolungarle questi momenti d’angoscia.... Parleremo adesso, signor conte. _Fabrizio_ _(rassegnato, siede.)_ E parliamo. _Pietro_ Voi, da quel galantuomo che siete, non negate, non potete negare che la mia creatura, quando ha conosciuto voi, era una ragazza onorata. _Fabrizio_ Non lo nego. _Pietro_ Non potete negare che la sua confessione... quella che le è uscita di bocca un momento fa... è stata veritiera. _Fabrizio_ Non nego neanche questo. [pg!50] _Pietro_ E dunque, ragioniamo: la responsabilità di chi è? _Fabrizio_ Di tutti e due, perchè Margherita non è più una bambina e io non sono nè un seduttore, nè un ingannatore.... Ci siamo amati, ci siamo piaciuti, siamo stati deboli, imprudenti.... Non dovrei parlare così, ma voi mi ci costringete. Ognuno di noi due ha la sua parte di responsabilità. _Pietro_ Ah, già! _(Animandosi dolorosamente)_ Responsabile il maschio, responsabile la femmina! La natura umana è uguale per tutti, come la legge. Senonchè, questa eguaglianza finisce dove finisce il peccato e dove comincia la pena. La responsabilità è comune, sissignore, ma la femmina sconta la sua debolezza con la vergogna di tutta la vita, e il maschio la sconta con alcune migliaia di lire o, qualche volta, solamente con un’alzata di spalle. Ecco l’uguaglianza della natura umana! _(Pausa.)_ Signor conte, io sono e sono stato sempre una persona orribile, perchè, nascendo, ereditai, insieme con un po’ di triste ingegnaccio, tutti i germi che man mano si sviluppano per ammiserire un uomo. Pure, un giorno, dopo un momento di brutalità, quando mi trovai dinanzi una povera donnetta che non aveva commessa altra colpa che quella a cui io l’avevo trascinata, sentii il desiderio e la necessità di farne mia moglie. _(Con tenera soavità)_ Mi visse due anni, e furono i più lieti della mia esistenza.... [pg!51] Non sentite lo stesso desiderio, la stessa necessità, voi, che siete una persona sana e virtuosa? _Fabrizio_ Ma come c’entra tutto questo? Io non comprendo come voi, che, in fondo, siete un uomo assai intelligente, mi possiate chiedere sul serio ch’io sposi vostra figlia. Il suo caso mi sta a cuore più che non crediate. Le ho voluto bene veramente e ancora gliene voglio, ancora mi piace.... Mi separavo da lei per evitarle... guai peggiori. Prontissimo a qualunque accomodamento, ma sposarla?!... sposarla?! _Pietro_ Sposarla, s’intende! _Fabrizio_ Via, non scherziamo. Io non sono un uomo superiore, e non aspiro ad esserlo. Se la società in cui viviamo è fatta male, volete che la rifaccia proprio io? _Pietro_ Sposare una ragazza che vi si è data anima e corpo significa rifare la società? _Fabrizio_ Significa sfidarla, il che è più pericoloso. [pg!52] _Pietro_ La sfidereste se non foste sicuro dell’onestà di lei. _Fabrizio_ Ma non devo esserne sicuro io; ne devono essere sicuri gli altri. _Pietro_ Il vostro nome è una garanzia. _Fabrizio_ Il mio nome esige precisamente ch’io dia conto agli altri della rispettabilità di mia moglie. _Pietro_ E allora a che serve un nome come il vostro se esso non è la marca di fabbrica che può garantire la rispettabilità della donna a cui lo date? _Fabrizio_ Don Pietro, voi mi obbligherete a dirvi delle cose molto crudeli.... _Pietro_ Ma dite, dite.... _Fabrizio_ Voi dimenticate o fingete di dimenticare la circostanza più importante. [pg!53] _Pietro_ La circostanza più importante è che quella ragazza è rovinata. _Fabrizio_ La circostanza più importante, la circostanza che esclude le speranze, le discussioni e i cavilli, don Pietro, è che essa è.... _Pietro_ _(intuendo)_ Zitto, per carità! _Fabrizio_ _(vibratamente)_... è che essa è _vostra figlia_! _Pietro_ _(colpito e annichilito, non può pronunziare una sillaba.)_ _Fabrizio_ _(alzandosi)_ Tutto sommato, è bene che voi abbiate udito il suono di queste parole. Ma io vi domando: se anche amassi Margherita sino alla follia, in che modo potrei distruggere tutto ciò che le sta d’intorno, in che modo potrei annullare il vostro passato, il vostro presente, tutta la vostra vita, tutto il discredito — per non dir di peggio — della casa in cui ella è nata ed è vissuta? Sì, vi scalmanate in favore delle donne.... Ne sposaste una probabilmente perchè essa non aveva per padre [pg!54] un uomo come voi e perchè voi non avevate niente da perdere e niente da sacrificarle. Ma per vostra figlia, che avete saputo fare? _Pietro_ _(oscillando da capo a piedi come preso dalla paura)_ No, no, non continuate, non continuate.... _Fabrizio_ Fra questi medesimi muri, che mi accoglievano di nascosto, io avevo visto le cose più strane e più equivoche. Venivo qui quando volevo. Trovavo una fanciulla sola, sempre sola, disfatta dalla noia e dalla malinconia, inutilmente desiderosa di una vita attiva e proficua, abbandonata a sè stessa.... _Pietro_ _(quasi vedesse il triste quadro con le sue pupille dilatate e fisse)_ È vero! _Fabrizio_ ... senza una risorsa, senza un sollievo.... _Pietro_ È vero! _Fabrizio_ ... disposta a preferire qualunque lotta, qualunque rischio e financo la perdizione all’ozio lugubre del suo carcere. Nessuna traccia dell’autorità e dell’affetto paterno ci frenava, ci tratteneva, ci correggeva; nessun ostacolo si opponeva a me, nessuno [pg!55] a lei.... E mentre la solitudine contribuiva ad aumentare gli scoraggiamenti e le insidie nell’animo della vostra figliuola, che facevate voi, don Pietro?... Dove eravate?... Dove eravate? _Pietro_ _(sfinito, esausto, parlando a stento)_ Basta, basta, per pietà.... Non ho più la forza di ascoltarvi.... Avete ragione.... L’avaro losco, che nasconde il suo tesoro in un pozzo senza fondo, non lo ritrova e non ha il diritto di ritrovarlo.... Avete perfettamente ragione.... Ma non mi tormentate più.... Mi aspettano ancora tante torture.... Concedetemi una tregua... e concludiamo il nostro colloquio. _Fabrizio_ _(con affabilità contenuta)_ La conclusione è che Margherita potrà sempre contare sul mio affetto. Credevo di giovarle rompendo ogni legame e facendole indirettamente... una mia doverosa offerta. Ma io come io non desidero che di continuare ad essere per lei... quello che sono stato sinora, assumendo l’impegno... di provvedere alla sua vita, senza restrizioni. _Pietro_ _(come ebetito)_ Questa è la vostra proposta? _Fabrizio_ Questa. _Pietro_ Siamo intesi. _(Un silenzio.)_ _(Un’idea tremenda gli occupa d’un subito il cervello.)_ [pg!56] _Fabrizio_ A rivederci, Don Pietro _Pietro_ Riceverete a casa la risposta di mia figlia, fra pochi minuti. _Fabrizio_ Come vi accomoda. _(Fa per andare.)_ _Pietro_ Non volete neppure stringermi la mano? _Fabrizio_ _(torna, porgendogli la destra)_ Ma sì. _Pietro_ _(gliela stringe e gliela trattiene)_ E non lo dimenticate questo saluto. _Fabrizio_ Perchè? _Pietro_ Perchè... se Margherita vi dirà di sì.... Don Pietro andrà a fare il galoppino... nell’altro mondo. _Fabrizio_ Non dite scioccherie! [pg!57] _Pietro_ A voi sembra assurdo che un uomo della mia qualità non abbia il coraggio di assistere alla... _discesa_ della sua figliuola?... _(Lugubre)_ E intanto è così, signor conte, è proprio così. _Fabrizio_ Vedrete, vedrete. Accomoderemo le cose in maniera che.... _Pietro_ ... che tutti saranno soddisfatti? _Fabrizio_ Precisamente. _Pietro_ E io non ne dubito. _(Un breve silenzio.)_ _Fabrizio_ Di nuovo, a rivederci, don Pietro.... _Pietro_ Sì, sì, a rivederci. _Fabrizio_ _(esce.)_ [pg!58] SCENA ULTIMA PIETRO E MARGHERITA. _Pietro_ _(si stringe le braccia, incrociate sul petto, come per una sensazione di morte. Vede la bottiglia di Cognac. L’afferra, e beve. Tossisce. Si alza a guisa di uno stordito. Si accosta alla porta della camera dov’è Margherita, e mette l’occhio al buco della serratura. Poi, guardingo, tremando, apre un cassetto della scrivania, ne cava una rivoltella. Nasconde l’arma nella giacca. Ciò fatto, con accento per quanto gli è possibile fermo, chiama:)_ Margherita! Margherita!... Margherita! _Margherita_ _(comparisce cogli occhi rossi, ansiosa, timida.)_ _Pietro_ _(cercando di dissimulare il colmo dell’orgasmo e parlando con solennità, cui mal s’addicono la voce tremula e la pronunzia alquanto debole)_ Margherita, ho ragionato a lungo col conte Fabrizii, e ci siamo detto... tutto ciò che potevano dirsi due uomini nelle nostre condizioni. Il risultato del colloquio è il seguente: Egli non può sposarti, e non ti sposerà. Su questo, niente da osservare.... La figlia di Don Pietro Caruso non si sposa. _(Pausa.)_ Ma c’è, in compenso, una sua proposta... di altro genere. Il conte Fabrizii, per mezzo di tuo padre, ti propone di essere la sua... la sua amica, come sei stata sino ad oggi; e ti offre, senza restrizioni, [pg!59] il suo appoggio. Vedi che son riescito a dire con disinvoltura e con garbo quello... che, probabilmente, nessun padre avrà mai detto a una figlia! _(Pausa.)_ Ora, Margherita, sei tu che devi decidere. Su, dunque! Animo!... Animo!... Che decidi? _Margherita_ _(vorrebbe, ma non osa guardarlo, nè rispondere. È pallidissima.)_ _(Un silenzio.)_ _Pietro_ _(fissandola acutamente e penosamente)_ Rispondi, Margherita.... Rispondi. _(Pausa.)_ _(Quasi con energia)_ Che decidi? _Margherita_ _(abbassa il capo.)_ _Pietro_ _(trepidante, le si avvicina, e, tuttora fissandola, le solleva delicatamente il capo, costringendola a sentirsi in faccia lo sguardo di lui.)_ _Margherita_ Babbo.... _Pietro_ Avanti! _Margherita_ _(a un tempo umile e risoluta)_ Io l’amo! [pg!60] _Pietro_ _(ne ha una tremenda stretta al cuore; ma si padroneggia.)_ E sta bene. Non è necessario di aggiungere altro. Egli aspetta la tua risposta. Te la dètto io. Scrivi. _Margherita_ _(sospesa, timorosa, non si muove.)_ _Pietro_ _(con cupa violenza)_ Ti ordino di scrivere! _Margherita_ _(automaticamente, siede presso la scrivania, e si dispone a scrivere.)_ _Pietro_ _(ridiventando mite)_ Poche parole, ma compendiose. Scrivi, scrivi. _(Dettando:)_ «Accetto la vostra proposta»... _(Pausa. — Con un intimo avanzo di speranza)_ Hai scritto? _Margherita_ Sì. _Pietro_ _(sente la condanna che è in quel SÌ, e continua a dettare:)_ «L’accetto... _imperciocchè_ vi amo e fido [pg!61] ciecamente in voi»... Se sei abituata a dargli del tu, correggi! _(Dètta:)_ «Vi prego di venire appena avrete ricevuta questa lettera... _imperciocchè_... urge la vostra presenza».... _(Ancora un lampo di speranza)_ Hai scritto? _Margherita_ Sì. _Pietro_ _(sente ribadire la condanna; le forze gli mancano, si piega un istante sul tavolino; ma di nuovo si padroneggia e si solleva.)_ Benissimo. Firma, chiudi e mettici l’indirizzo. _Margherita_ _(esegue.)_ _Pietro_ _(girando intorno lo sguardo smarrito)_ Il mio cappello?... _Margherita_ Babbo, non uscire, adesso! _Pietro_ _(prende la lettera di su la scrivania)_ Il palazzo Fabrizii è qui vicino. Porto la tua risposta al signor conte.... [pg!62] _Margherita_ Ma no, non c’è bisogno.... Non è indispensabile! _(Con uno slancio affettuoso)_ Non voglio! Non voglio! _Pietro_ _(ha un raggio di illusione negli occhi)_ Non vuoi?... Che cosa non vuoi? _Margherita_ Non voglio che ci vada tu stesso.... Sarebbe brutto, babbo, sarebbe sconveniente!... _Pietro_ Ah! _(Pausa. — Ricascando nella sua profonda tristezza)_ Questo è che non vuoi!... Eppure, è la prima volta che ti sono, in certo modo, un poco utile... Finora, non ti ho fatto che del male, Margherita. Assai te ne ho fatto!... Ti prometto di non fartene mai più!... Oh, non pensare che la testa mi giri! So quello che dico.... Poc’anzi..., questo è vero..., poc’anzi ho ancora bevuto.... Ma, credimi, ho le idee chiare, precise, fisse, ben inchiodate nel cervello, come non le ho mai avute.... _(Le si avvicina, profondamente commosso, con dolcezza, quasi con devozione)_ Senti, Margherita. Tu... ti perdi... sì, ti perdi perchè sei mia figlia.... _Margherita_ Babbo!... [pg!63] _Pietro_ Ed io... ti chiedo perdono d’essere tuo padre! _Margherita_ Babbo, non parlarmi così.... _Pietro_ _(stringendosela forte tra le braccia e scoppiando in un pianto dirotto)_ Dimmi, dimmi che mi perdoni.... _Margherita_ _(anche lei piangendo)_ Io non ho nulla da perdonarti! _Pietro_ La tua incoscienza è la mia peggiore condanna! Dimmi che mi perdoni, Margherita, dimmi che mi perdoni... te ne supplico.... _Margherita_ E sia.... E sia. Ti perdòno.... Sì, ti perdòno... ti perdòno.... _Pietro_ _(coprendola di baci e di lagrime)_ Grazie... Grazie.... [pg!64] _(Frena il pianto, e, fingendo di calmarsi, a poco a poco si distacca da lei)_ Ecco... lo vedi... ora sono tranquillo. _(Sorride. Si drizza quasi impettito. Piglia il cappello e se lo calca in testa.)_ _Margherita_ Con questa giacca esci, babbo? _Pietro_ Ah?... _(Stranamente imbarazzato)_ Con questa giacca? No. _(Se la toglie e cerca un pretesto per sottrarsi all’attenzione di Margherita.)_ Guarda un po’, Margherita, se piove ancora. _(Mentre ella va alla finestra e l’apre e la richiude, Don Pietro, con circospezione e sveltezza, cava la rivoltella dalla tasca della giacca e la ficca in una tasca del soprabito.)_ _Margherita_ No, babbo, non piove più. _Pietro_ Be’! _Margherita_ _(lo aiuta a indossare il soprabito.)_ _Pietro_ _(ne ha un brivido come se ella gli mettesse addosso la Morte.)_ [pg!65] _Margherita_ _(resta immobile, quasi attonita, seguendo lui con lo sguardo interrogativo.)_ _Pietro_ _(dopo di aver indugiato qualche istante, abbottonandosi)_ Addio, eh?... _(Ed esce, cantando con un estremo sforzo di volontà:)_ Sconto col sangue mio L’amor che pósi in te.... Non ti scordar di... me... _(La voce, lontana, si spezza come in un singulto.)_ SIPARIO. _(Fine del dramma.)_ *** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK DON PIETRO CARUSO *** Updated editions will replace the previous one—the old editions will be renamed. Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright law means that no one owns a United States copyright in these works, so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United States without permission and without paying copyright royalties. Special rules, set forth in the General Terms of Use part of this license, apply to copying and distributing Project Gutenberg™ electronic works to protect the PROJECT GUTENBERG™ concept and trademark. Project Gutenberg is a registered trademark, and may not be used if you charge for an eBook, except by following the terms of the trademark license, including paying royalties for use of the Project Gutenberg trademark. 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Except for the limited right of replacement or refund set forth in paragraph 1.F.3, this work is provided to you ‘AS-IS’, WITH NO OTHER WARRANTIES OF ANY KIND, EXPRESS OR IMPLIED, INCLUDING BUT NOT LIMITED TO WARRANTIES OF MERCHANTABILITY OR FITNESS FOR ANY PURPOSE. 1.F.5. Some states do not allow disclaimers of certain implied warranties or the exclusion or limitation of certain types of damages. If any disclaimer or limitation set forth in this agreement violates the law of the state applicable to this agreement, the agreement shall be interpreted to make the maximum disclaimer or limitation permitted by the applicable state law. The invalidity or unenforceability of any provision of this agreement shall not void the remaining provisions. 1.F.6. 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It exists because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from people in all walks of life. Volunteers and financial support to provide volunteers with the assistance they need are critical to reaching Project Gutenberg™’s goals and ensuring that the Project Gutenberg™ collection will remain freely available for generations to come. In 2001, the Project Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure and permanent future for Project Gutenberg™ and future generations. To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4 and the Foundation information page at www.gutenberg.org. Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non-profit 501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal Revenue Service. The Foundation’s EIN or federal tax identification number is 64-6221541. Contributions to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by U.S. federal laws and your state’s laws. The Foundation’s business office is located at 809 North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887. Email contact links and up to date contact information can be found at the Foundation’s website and official page at www.gutenberg.org/contact Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation Project Gutenberg™ depends upon and cannot survive without widespread public support and donations to carry out its mission of increasing the number of public domain and licensed works that can be freely distributed in machine-readable form accessible by the widest array of equipment including outdated equipment. Many small donations ($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt status with the IRS. The Foundation is committed to complying with the laws regulating charities and charitable donations in all 50 states of the United States. Compliance requirements are not uniform and it takes a considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up with these requirements. We do not solicit donations in locations where we have not received written confirmation of compliance. To SEND DONATIONS or determine the status of compliance for any particular state visit www.gutenberg.org/donate. While we cannot and do not solicit contributions from states where we have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition against accepting unsolicited donations from donors in such states who approach us with offers to donate. 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